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Cementir: «Csrd, la sfida è integrare i processi»


Il Group Sustainability Audit Manager spiega che l’adeguamento alla Csrd ha richiesto l’integrazione tra reporting finanziario e non finanziario e un focus sull’analisi di doppia materialità. Il manager evidenzia le difficoltà legate al coinvolgimento dei grandi fornitori che impongono i propri standard

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Nel percorso di adeguamento alla Csrd, Cementir ha affrontato la sfida di integrare la rendicontazione finanziaria e non finanziaria, senza riscontrare particolari lacune a livello di dati  ma dovendo rispondere a nuovi requisiti normativi, primo fra tutti quello della doppia materialità. Lo racconta Bruno Legato (nella foto), Group Sustainability Audit Manager, protagonista di questa intervista che chiude la serie che ETicaNews dedica all’allineamento delle aziende italiane alla Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd). «La sfida più complessa è stata affrontare la doppia materialità, un processo molto più articolato rispetto alla materialità prevista dal Gri utilizzata in passato», spiega Legato, sottolineando come «quest’anno il focus è stato sull’integrazione dell’Erm con le nuove richieste della Csrd, introducendo tematiche di rischio non ancora valutate con l’approccio “Inside-Out/Outside-In”, che rappresentava una novità per l’azienda».

Anche la supply chain è stata al centro del processo di adeguamento, in un contesto in cui il monitoraggio e il coinvolgimento dei fornitori si rivelano cruciali. «Le principali sfide riguardano l’interazione con fornitori molto grandi, che spesso impongono i propri standard, e il monitoraggio della gestione dei diritti umani nell’intera supply chain», evidenzia Legato, aggiungendo che «definire il livello di profondità della rendicontazione nella catena (Tier 1, Tier 2, ecc.) è un ulteriore aspetto critico, così come il ruolo del consumatore finale, che nel settore del cemento rimane distante dal produttore». Per ora, il primo bilancio Csrd «mantiene un approccio simile agli anni precedenti, con l’obiettivo di ampliare progressivamente il perimetro».

Quali sono state le principali difficoltà nel processo di adeguamento alla Csrd? O quali state riscontrando nell’allineamento alla direttiva?

Le principali difficoltà riscontrate nell’adeguamento alla Csrd sono legate principalmente all’integrazione dei bilanci finanziari e non finanziari, che fino al 2023 venivano pubblicati separatamente. Cementir ha una consolidata esperienza nella raccolta e nel monitoraggio di dati non finanziari. Dal 2016 pubblica un Sustainability Report, dal 2020 partecipa ai questionari Cdp sul climate change e sui consumi idrici e dal 2022 pubblica una disclosure allineata alle raccomandazioni della Tcfd (Task Force on Climate-related Financial Disclosures). La sfida più complessa è stata affrontare la doppia materialità, un processo molto più articolato rispetto alla materialità Gri utilizzata in passato. Una gap analysis effettuata a fine 2023 ha permesso di identificare le metriche mancanti e, già da metà anno, è stato avviato il lavoro per comprendere i requisiti normativi e coinvolgere i vari livelli di management, compreso quello locale. Un ulteriore difficoltà che ha complicato il processo è rappresentata dalla mancanza di linee guida di settore che può comportare difficoltà nell’interpretazione di alcuni aspetti della normativa. In sintesi, non abbiamo avuto particolari lacune a livello di dati, ma la vera sfida è stata integrare i processi e allinearci ai nuovi requisiti normativi, soprattutto per la doppia materialità.

Come si è modificato l’assetto organizzativo della reportistica, in termini di allocazione delle responsabilità, eventuali nuove funzioni e nuove competenze?

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La riorganizzazione ha portato all’integrazione della reportistica finanziaria e non finanziaria in un unico documento sotto la responsabilità del Finance, mentre prima erano gestite separatamente dal Finance e dall’Internal Audit. Questo cambiamento ha interessato soprattutto la Holding del Gruppo. Tuttavia, i processi di raccolta e reporting erano già strutturati: i dati venivano raccolti periodicamente dai singoli plant e consolidati in report interni mensili o trimestrali e pubblicati annualmente nel Sustainability Report.

Come la Csrd sta cambiando il rapporto con le aziende controllate all’estero?

L’adeguamento alla Csrd non ha richiesto modifiche specifiche per le aziende extra-europee, poiché la rendicontazione è sempre stata omogenea a livello globale. Il Gruppo, già da alcuni anni, si è impegnato a rispettare le best practices internazionali in materia di rendicontazione non finanziaria. Come già detto, dal 2022 pubblica una disclosure allineata con le raccomandazioni della Tcfd, mentre nel 2024 Sbti ha giudicato i target di decarbonizzazione del Gruppo coerenti con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi. Con la Csrd sono state introdotte nuove metriche, ma il metodo di raccolta dati nelle filiali estere è rimasto invariato. Essendo una società quotata, il consolidamento dei dati di gruppo era già una prassi consolidata.

Quali sono stati i cambiamenti che la Csrd ha attivato in termini di specifiche tecnologie (per la conformità) e di piattaforme per la raccolta dati?

Attualmente, la raccolta dei dati non finanziari avviene tramite piattaforme esistenti, come una piattaforma interna per salute, sicurezza e ambiente, e Sap SuccessFactors per i dati Hr. Questi strumenti non sono stati specificamente introdotti per la sostenibilità, ma sono stati adattati per raccogliere i dati richiesti dalla Csrd. I dati vengono estratti e inseriti manualmente nei bilanci. Non esiste ancora una piattaforma unica per il reporting non finanziario, ma la necessità di un sistema integrato sta crescendo, soprattutto con l’evoluzione della normativa. In futuro, sarà necessario adottare una piattaforma dedicata per garantire maggiore efficienza e compliance, inclusi processi di assurance e taggatura Xbrl. Inoltre, i dati non finanziari pubblicati negli scorsi anni erano già oggetto di certificazione da parte di un revisore terzo; quindi, anche questo aspetto non rappresenta una novità per Cementir.

Come sono stati definiti gli indicatori degli impatti e degli output lungo la catena del valore? Come sono stati coinvolti i fornitori?

La Csrd ha ampliato le richieste di reporting lungo l’intera catena del valore, portando l’azienda a rivedere il coinvolgimento dei fornitori. Negli ultimi anni, indipendentemente dalla Csrd, Cementir ha iniziato a coinvolgere in maniera più strutturata i fornitori strategici tramite il programma Cdp Supply Chain. Attraverso tale programma, vengono raccolti dati sulle emissioni di Co₂, sui consumi idrici e sulla gestione dei rischi climatici ed idrici da parte dei nostri fornitori. Tuttavia, la Csrd impone un’analisi più ampia, e Cementir sta adottando un approccio graduale sfruttando il periodo di transizione (”phase-in”) disposto dalla normativa. Le principali sfide riguardano l’interazione con fornitori molto grandi, che spesso impongono i propri standard e il monitoraggio della gestione dei diritti umani nell’intera supply chain. Per ora, il primo bilancio Csrd mantiene un approccio simile agli anni precedenti, con l’obiettivo di ampliare progressivamente il perimetro. Definire il livello di profondità della rendicontazione nella catena (Tier 1, Tier 2, ecc.) è un ulteriore aspetto critico, così come il ruolo del consumatore finale, che nel settore del cemento rimane distante dal produttore.

Quale è stato il coinvolgimento del top management e del consiglio di amministrazione nel processo di allineamento alla Csrd?

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L’azienda aveva già un Comitato di Sostenibilità a livello di holding, composto dai tre consiglieri indipendenti e dall’amministratore delegato, che si riunisce periodicamente in concomitanza con il Cda per esaminare le tematiche di sostenibilità. Con la Csrd ci sarà probabilmente un maggiore coinvolgimento dell’Audit Committee anche in vista dell’introduzione di un bilancio unico integrato invece di due separati. Tuttavia, i contenuti relativi alla sostenibilità, come la riduzione delle emissioni di Co₂, i consumi idrici o i dati su salute e sicurezza, erano già integrati nel piano industriale e discussi con il Cda. Un elemento chiave dell’allineamento alla Csrd è stato il forte commitment del top management, che ha garantito risorse e personale dedicato. In sintesi, la transizione non ha richiesto cambiamenti sostanziali nella governance, ma ha formalizzato e rafforzato i passaggi procedurali già esistenti.

Come viene condotta l’analisi di doppia materialità? Quali framework e metodologie vengono utilizzati?

L’analisi di doppia materialità è stata condotta partendo dalle linee guida Efrag e integrando il processo con l’Enterprise Risk Management (Erm), che già includeva rischi finanziari, non finanziari e climatici. Infatti, il gruppo era già allineato alle raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (Tcfd), utilizzando scenari climatici come base di valutazione. Quest’anno il focus è stato sull’integrazione dell’Erm con le nuove richieste della Csrd, introducendo tematiche di rischio non ancora valutate con l’approccio “Inside-Out/Outside-In”, che rappresentava una novità per l’azienda.

Sono stati previsti percorsi di formazione interna sulle tematiche legate alla Csrd?

Negli ultimi anni, l’azienda ha avviato un importante percorso di formazione interna sulla conformità alla Csrd, coinvolgendo sia le funzioni direttamente interessate che il top management e i dipendenti per aumentare la consapevolezza aziendale. Più di un anno fa è stata avviata una formazione “on the job”, partendo da una gap analysis delle pratiche aziendali rispetto ai requisiti della Csrd. Collaborando con i responsabili delle diverse aree tematiche, sono stati individuati i gap e definite le azioni correttive, con un coinvolgimento attivo di Internal Audit e Finance per spiegare le nuove metriche da monitorare. Oltre all’allineamento interno, il top management ha ricevuto una formazione intensa, e sono state organizzate sessioni dedicate per i membri dell’Audit Committe e del Sustainability Committee, già in parte informati grazie alle loro esperienze in altri consigli aziendali. Durante questi incontri sono stati illustrati i requisiti della Csrd e i progressi della gap analysis, chiarendo obblighi e tempistiche.

Quali investimenti sono stati necessari per adeguarsi alla Csrd? Avete calcolato una stima del costo totale del processo di compliance?

Per quanto riguarda l’adeguamento alla Csrd, l’investimento più significativo è stato in termini di riorganizzazione interna e impiego di risorse umane, piuttosto che di costi finanziari diretti. L’azienda ha dedicato molte ore di lavoro alla formazione ed all’allineamento dei bilanci ai nuovi requisiti, coinvolgendo diversi dirigenti e tecnici. Al momento, non sono stati effettuati investimenti specifici in piattaforme informatiche, ma l’adozione di un sistema dedicato potrebbe rappresentare un costo rilevante in futuro.

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Come vengono integrati i target Csrd nel piano industriale della vostra azienda?

I target di sostenibilità erano già integrati nel piano industriale; quindi, non sono stati modificati specificamente per la Csrd. Gli obiettivi in materia di salute e sicurezza, riduzione delle emissioni di Co2 e riduzione dei consumi idrici, sono anche parte del sistema di incentivazione del senior e middle management. Per quanto riguarda gli investimenti, il gruppo ha già adottato scelte strategiche nel settore della decarbonizzazione, indipendentemente dalla Csrd. Un esempio è rappresentato dal sistema di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs) che il Gruppo sta sviluppando per lo stabilimento di Aalborg in Danimarca e che ad ottobre scorso è stato selezionato dalla Commissione europea per ricevere un contributo nell’ambito del Fondo per l’innovazione dell’Ue. Tale investimento è indipendente dall’implementazione della Csrd. Al momento la Csrd è un obbligo di reportistica, piuttosto che un motore per le scelte di investimento, che rimangono guidate dalla strategia aziendale.

Siete in grado di indicare quanto la rendicontazione Csrd peserà in termini di pagine della Relazione sulla gestione?

Il peso della rendicontazione Csrd nella Relazione sulla gestione è ancora in fase di valutazione*, poiché il rischio è di produrre un documento estremamente voluminoso. Si stima che la parte relativa alla sostenibilità potrebbe rappresentare fino al 50% della relazione, ma la percentuale esatta non è ancora chiara. L’azienda sta cercando di bilanciare il livello di dettaglio per evitare eccessiva complessità, specialmente sulle tematiche legate alla Co₂, che in passato hanno già prodotto documenti molto articolati.

La società pubblicherà anche un Bilancio di sostenibilità a parte? Con quali caratteristiche?

Al momento, non prevediamo di redigere un Bilancio di sostenibilità separato. Utilizzeremo invece il sito aziendale per offrire sintesi e approfondimenti aggiuntivi. In futuro, potrebbero essere realizzati report supplementari, ma attualmente riteniamo che il Bilancio integrato sia adeguato a informare i nostri stakeholder.

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*L’intervista è stata svolta il 3 febbraio 2025 

Giulia Bandini

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