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«Ci volete seppellire ma siamo semi»: i giovani contro il negazionismo climatico di Salvini in nome del profitto di pochi


Di fronte alle evidenze sempre più gravi prodotte dal cambiamento climatico indotto dall’aumento dei gas serra, il vicepresidente del Consiglio liquida lo scioglimento dei ghiacciai come «eventi che si ripetono», aggiungendo che «quando vai sull’Adamello e sul Tonale e vedi i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno ti fermi a pensare, poi studi la storia e vedi che sono cicli…». Ma la storia il leader della Lega non la studia abbastanza. Difatti, il 99% della comunità scientifica internazionale dimostra, dati alla mano, l’esatto contrario: nella storia dell’umanità non è mai accaduto nulla di simile; e l’attuale riscaldamento non è locale ma generale (riguarda il 98% della superficie terrestre) ed è continuo. E l’attacco della destra al governo è portato anche al Green Deal europeo e al Pnrr, calpestando la nostra Costituzioni

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◆ Il commento di GIANFRANCO AMENDOLA, giurista    

«Ci volete seppellire ma siamo semi»: meno male che ci sono loro, i giovani che scendono in piazza per ricordarci l’urgenza della questione climatica che «è connessa a quella delle guerre perché le guerre inquinano, devastano territori»; e, facendo rotolare un gonfiabile che simboleggia la Terra, inalberano cartelli dove è scritto che «Salvini è nemico dell’ambiente». E che altro si può dire di un ministro che, di fronte alle evidenze sempre più gravi prodotte dal cambiamento climatico indotto dall’impressionante aumento dei gas serra, liquida lo scioglimento dei ghiacciai come «eventi che si ripetono», aggiungendo che «quando vai sull’Adamello e sul Tonale e vedi i ghiacciai che si ritirano anno dopo anno ti fermi a pensare, poi studi la storia e vedi che sono cicli…»; ignorando l’allarme dei climatologi secondo cui non sono mai stati raggiunti i record di temperatura degli ultimi anni ed evidenziano – dati di trenta anni alla mano -, che nella storia dell’umanità non è mai accaduto nulla di simile. L’attuale riscaldamento, infatti, non è locale ma generale (riguarda il 98% della superficie terrestre) ed è continuo. Tanto è vero che le temperature nell’Artico sono aumentate con una velocità più che doppia rispetto alla media globale ed il Polo nord rischia di spostarsi di 30 metri entro il 2100. Con tutte le conseguenze che ne derivano: in primo luogo,  gli eventi estremi che, in Italia e altrove, sono sempre più frequenti e intensi

Eppure Salvini è in buona compagnia: Trump, appena eletto, si è mosso per la fuoriuscita degli Usa dagli accordi di Parigi sul clima, basandosi sul principio che si può fare qualcosa per la transizione ecologica solo se c’è un ritorno economico. Angelica De Vito, consigliera diplomatica dell’Onu sui cambiamenti climatici, intervistata da Fanpage a questo proposito, sottolinea che tutti i programmi Onu che erano volti alla mitigazione del cambiamento climatico ora devono incentrarsi solo sull’energia e sul riscontro economico di questi programmi, con inevitabili ripercussioni a catena in tutto il mondo. E anche in Italia, non a caso, appena scoppiata la guerra dei dazi, si pensa di impiegare i soldi del fondo per i cambiamenti climatici e del Pnrr a favore delle imprese più colpite, dimostrando, così, che anche per il nostro paese la lotta per la transizione ecologica, a fronte di esigenze economiche, non è più una priorità. 

Ma, soprattutto, è sempre più presente anche nella nostra classe politica, la convinzione che occorre «agire con equilibrio»e con «sostenibilità», per cui si può fare qualcosa contro il cambiamento climatico solo se e in quanto compatibile con le esigenze economiche. Dimenticando completamente che, purtroppo, non si tratta di scelte da noi governabili ma dipendenti interamente da quanto tempo abbiamo a disposizione (e non lo sappiamo) prima di raggiungere il punto di non ritorno. E a nulla vale il gravissimo allarme delle Nazioni Unite, secondo cui il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature mette a rischio la sopravvivenza delle specie sulla terraferma e negli oceani e un milione di specie sono a rischio di estinzione nei prossimi decenni. O quello dell’ Oms (Organizzazione Mondiale della sanità), la quale stima che circa 7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico, principalmente a causa di malattie respiratorie e cardiovascolari. Né è servito che oltre 47 milioni di persone in tutto il mondo abbiano da poco firmato un forte appello per un’azione urgente per ridurre l’inquinamento atmosferico e proteggere la salute delle persone dai suoi effetti devastanti.

In questo quadro, è difficile capire se e quanto sarà attuato il Green Deal comunitario, il quale, tra l’altro si propone di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nel programma dettagliato del Green Deal fino al 2030 si premette, in totale controtendenza, che «poiché la popolazione mondiale e la domanda di risorse naturali sono in costante crescita, l’attività economica dovrebbe svilupparsi con modalità sostenibili che non provochino danni ma, al contrario, invertano la rotta dei cambiamenti climatici, proteggano, ripristinino e migliorino lo stato dell’ambiente, anche, tra l’altro, bloccando e invertendo la perdita della biodiversità, impediscano il degrado ambientale, proteggano la salute e il benessere dai rischi e dagli impatti ambientali negativi, prevengano e riducano al minimo l’inquinamento e portino al mantenimento e all’arricchimento del capitale naturale e alla promozione di una bioeconomia sostenibile, garantendo in tal modo risorse rinnovabili e non rinnovabili in abbondanza»; dove, quindi, la tutela del nostro ambiente prevale sugli interessi economici, anche se, recentemente, si devono registrare diverse battute d’arresto anche in sede comunitaria. 

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Non a caso, Salvini si propone di rivedere il Green Deal da cima a fondo per evitare − a suo dire − «un suicidio collettivo» per le nostre aziende cui occorre garantire «sostenibilità» economica. Forse, però, Salvini non ha letto che, secondo la nostra Costituzione, «la Repubblica …tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni» (art. 9); che «l’iniziativa economica privata …non può svolgersi …in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all’ambiente»; e che «la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali» (art. 41). Dovrebbe essere tutto chiaro ma, evidentemente… © RIPRODUZIONE RISERVATA

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