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La China Shipowners’ Association considera le misure adottate dagli USA contro le navi cinesi un tipico esempio di unilateralismo e protezionismo


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La China Shipowners’ Association considera le misure adottate dagli USA contro le navi cinesi un tipico esempio di unilateralismo e protezionismo

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Il WSC ribadisce che tali misure potrebbero minare il commercio americano, danneggiare i produttori statunitensi e indebolire gli sforzi per rafforzare l’industria marittima nazionale


Pechino/Washington


22 aprile 2025

Le misure nel quadro dell’indagine sui settori marittimo,
logistico e cantieristico della Cina che sono state presentate la
scorsa settimana dall’Office of the United States Trade
Representative (USTR)
(
del 18
aprile
2025) «sono decisamente discriminatorie, violano
gravemente le norme del commercio internazionale e l’accordo di
trasporto marittimo tra Cina e Stati Uniti e costituiscono un tipico
esempio di unilateralismo e protezionismo». Lo ha denunciato
la China Shipowners’ Association (CSA), specificando che, «a
nome di tutti gli armatori cinesi, contesta fermamente, protesta
formalmente e si oppone fermamente alle accuse degli Stati Uniti che
– ha evidenziato l’associazione degli armatori cinesi – sono basate
su fatti falsi e su pregiudizi e condanna l’abuso di strumenti
commerciali protezionistici per perturbare l’ordine del mercato
globale dei trasporti marittimi».

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CSA ha sottolineato che «il fiorente sviluppo del
trasporto marittimo internazionale della Cina è il risultato
della crescita del commercio globale e delle relazioni tra domanda
ed offerta, beneficiando dell’adesione ai principi di mercato e alle
norme internazionali, del rispetto della concorrenza leale e della
sua crescente apertura, senza mai adottare politiche
discriminatorie. Gli armatori cinesi rispettano rigorosamente le
norme del commercio internazionale, fornendo un forte supporto
all’efficiente funzionamento della supply chain globale e offrendo
servizi logistici stabili e affidabili per i commerci di
importazione ed esportazione delle nazioni, tra cui gli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti – ha recriminato l’associazione degli armatori
cinesi – ritengono che la competitività delle imprese cinesi
derivi dalle cosiddette “politiche sleali”, ignorando la
storia dello sviluppo e i fatti oggettivi dell’industria
cantieristica e dei trasporti marittimi a livello mondiale dalla
seconda guerra mondiale in poi, e ignorando completamente gli sforzi
dell’industria navale cinese in termini di innovazione tecnologica,
controllo dei costi e qualità del servizio».



«Le azioni unilaterali degli Stati Uniti – prosegue la
denuncia della China Shipowners’ Association – hanno seriamente
minato le regole del commercio internazionale, sconvolto l’ordine
del mercato globale dello shipping, aumentato i costi della
logistica e, in ultima analisi, danneggiato gli interessi dei
caricatori americani, delle aziende americane di import-export e dei
consumatori mondiali. L’abuso degli strumenti del protezionismo
commerciale prima o poi si ritorcerà contro chi li applica.
Le loro miopi politiche non solo non riusciranno a risolvere i loro
problemi industriali, ma si ritorceranno contro l’economia
statunitense e contro gli interessi dei
consumatori!».



L’associazione degli armatori cinesi ha
concluso sollecitando fermamente gli Stati Uniti «ad
interrompere le indagini e le azioni basate su pregiudizi politici,
a revocare tutte le misure discriminatorie, a rispettare
rigorosamente le norme del commercio internazionale e le leggi di
mercato, e ad evitare di causare ulteriori gravi danni al normale
sviluppo delle industrie marittime, logistiche e cantieristiche
navali globali» ed ha specificato che «la China
Shipowners’ Association continuerà a rappresentare tutti gli
armatori cinesi, a mantenere un atteggiamento aperto e
collaborativo, a comunicare attivamente con tutte le parti
interessate, compresi gli Stati Uniti, ad adattarsi al trend di
sviluppo del settore marittimo internazionale e a cooperare per
mantenere la prosperità e lo sviluppo sostenibili del
commercio economico globale».



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Che le misure annunciate dall’amministrazione governativa
statunitense contro le navi cinesi si ritorceranno contro gli stessi
Stati Uniti lo ritiene anche, tra numerose altre associazioni di
categoria mondiali, il World Shipping Council (WSC), l’associazione
che rappresenta le principali compagnie di navigazione
containerizzate mondiali, secondo cui, «tali misure potrebbero
minare il commercio americano, danneggiare i produttori statunitensi
e indebolire gli sforzi per rafforzare l’industria marittima
nazionale». «Rivitalizzare il settore marittimo
americano – ha rilevato il presidente e CEO del WSC, Joe Kramek – è
un obiettivo importante e ampiamente condiviso, che richiede una
strategia legislativa e industriale a lungo termine».
Riferendosi alle misure per rivitalizzare l’industria marittima
americana annunciate nei giorni scorsi da Donald Trump, rispetto
alle quali, a dire il vero, lo stesso WSC aveva già espresso
notevoli perplessità, Kramek ha precisato che il WSC ha
«accolto con favore la visione delineata nell’ordine esecutivo
del presidente, che propone iniziative mirate per rafforzare la
cantieristica navale, i porti e la resilienza della supply chain
degli Stati Uniti. Purtroppo – ha specificato – il regime tariffario
annunciato dall’USTR è un passo nella direzione sbagliata,
poiché aumenterà i prezzi per i consumatori,
indebolirà il commercio statunitense e contribuirà ben
poco a rivitalizzare l’industria marittima statunitense».



Il World Shipping Council ha chiarito quali sono, in
particolare, le proprie perplessità circa l’effetto delle
nuove tasse portuali statunitensi applicate alle navi cinesi, a
partire dalla retroattività di queste imposte:
«l’applicazione di tasse a navi già in acqua – ha
spiegato l’associazione armatoriale – non offre alcun sostegno alla
cantieristica statunitense e, al contrario, rischia di danneggiare
gli esportatori americani, in particolare gli agricoltori, in un
momento in cui il commercio globale sta affrontando notevoli
difficoltà. Queste sanzioni retroattive interrompono la
pianificazione degli investimenti a lungo termine, introducendo
nuovi costi e imprevedibilità per le imprese e per i
consumatori americani».



Il WSC ha manifestato perplessità anche sul calcolo
dell’importo delle tasse portuali basato sulla stazza netta delle
navi: «la strutturazione delle tasse sulla base alle
dimensioni della nave, la stazza netta – ha osservato l’associazione
– penalizza in modo sproporzionato le navi più grandi ed
efficienti che trasportano beni essenziali, inclusi i componenti
utilizzati nelle linee di produzione statunitensi. Quasi la metà
di tutte le importazioni negli Stati Uniti realizzate tramite il
trasporto marittimo di linea viene utilizzata direttamente nei
processi di produzione nazionali. L’aumento del costo di queste
spedizioni si ripercuoterà sulla catena di
approvvigionamento, aumentando i costi di produzione per le imprese
americane e, in definitiva, per i consumatori. Penalizzerà
anche i porti statunitensi, che hanno effettuato notevoli
investimenti per espandere la propria capacità di attrarre e
gestire le più grandi navi portacontainer impegnate nei
commerci».



Perplessità il WSC le ha espresse anche relativamente
alle tasse sulle car carrier: «le misure dell’USTR di questa
settimana includono una nuova tassa, non annunciata in precedenza,
basata sulla capacità in Car Equivalent Unit (CEU) per quasi
tutte le navi porta-auto del mondo. Questa misura arbitraria, che
colpisce tutte le navi costruite all’estero, rallenterà
ulteriormente la crescita economica statunitense e aumenterà
i prezzi delle automobili per i consumatori americani, senza
tuttavia incoraggiare gli investimenti marittimi statunitensi».

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Secondo il WSC, i provvedimenti annunciato dall’USTR sollevano
anche «significative questioni giuridiche, dato che le tasse
proposte sembrano estendersi oltre l’autorità concessa dalla
legge commerciale statunitense».



Il WSC ha quindi
esortato l’amministrazione statunitense a riconsiderare queste
misure ritenute controproducenti, «che rischiano di
danneggiare consumatori, produttori e agricoltori statunitensi senza
apportare passi avanti significativi verso la rivitalizzazione
dell’industria marittima statunitense».



Ribadendo che il World Shipping Council è pronto a
collaborare con il governo USA e con gli stakeholder del settore per
trovare soluzioni che possano realmente rafforzare il settore
marittimo statunitense, Kramek specificato che l’esortazione
dell’associazione ai responsabili politici americani è volta
a far sì che perseguano «strategie che incoraggino la
crescita, rafforzino la resilienza della supply chain ed evitino
azioni che rischino di danneggiare esportatori, produttori e
consumatori americani in un momento in cui il commercio globale è
già sotto pressione».





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