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Decreto Bollette: il distretto tessile di Prato resta a secco di aiuti


Nessun aiuto per temperare i costi energetici schizzati all’insù arriva alle imprese del distretto tessile di Prato dalla conversione in legge del “decreto bollette”, conclusa oggi 23 aprile al Senato. Il problema è che le aziende pratesi non sono così grandi da consumare in media 1 gigawattora all’anno, in modo da qualificarsi come “elettrivore”, ma non sono neppure così piccole da essere allacciate alla bassa tensione, unica fattispecie prevista dalla norma per avere gli sgravi.

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Bocciato l’emendamento che avrebbe azzerato (a tempo) gli oneri di sistema

Si sperava dunque in un emendamento che estendesse anche alle aziende allacciate alla media tensione l’azzeramento per un periodo (sei mesi) degli oneri di sistema Asos, previsto per le utenze non domestiche in bassa tensione. Ma così non è stato. “Si conferma quindi quanto era emerso nell’imminenza del varo del decreto – fa sapere Confindustria Toscana nord in una nota – nessun beneficio all’industria tessile pratese, che di fatto non potrà attingere al miliardo e 200 milioni di euro destinati al sostegno alle imprese per l’incremento dei prezzi di gas metano ed energia elettrica”.

Soffrono per i costi energetici soprattutto le aziende della filiera

Critico Filippo Giagnoni, coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili di Confindustria Toscana nord: “Saranno stati problemi di bilancio statale – afferma – ma qual è per lo Stato il costo delle difficoltà che le imprese incontrano in questo momento così critico? A soffrire per l’aumento dei costi energetici sono soprattutto le aziende della filiera, quelle da cui dipende tutto il sistema moda fino al capo finito. Occorrerebbe una visione più ampia e strategica di temi come questo”.

La bolletta del distretto tessile aumenterà di 38 milioni nel 2025

Ma quanto sono aumentate le bollette? Gli industriali pratesi hanno fatto i conti: rispetto al 2019 pre-Covid, nei primi due mesi del 2025 il prezzo medio della materia prima gas ha sfiorato +200%, quello dell’energia elettrica +140%. Il confronto con la media 2024 è rispettivamente +30% e +20%. La stima di Confindustria Toscana nord è che, solo per la materia prima, nel 2025 la bolletta complessiva del distretto tessile aumenterà di oltre 38 milioni. L’incidenza dei costi energetici sui costi complessivi nel 2023 è stata del 17% per le aziende di tintoria e nobilitazione, tre punti in più rispetto al 2019 (la media delle aziende toscane è 3,4%).

Sono rimasti con l’amaro in bocca gli industriali tessili pratesi, dopo aver visto il decreto bollette varato nelle settimane scorse dal Governo (e pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 febbraio) che avrebbe dovuto aiutare le aziende in difficoltà per l’aumento dei costi energetici. Non solo quelle del vetro, della ceramica, della carta e le fonderie, ma – ci si aspettava – anche quelle del settore moda e in particolare del tessile, in testa tintorie e nobilitazione che dà l’abbellimento finale al tessuto consumando elettricità e gas. «E invece nessun beneficio è arrivato all’industria tessile di Prato», protesta Confindustria Toscana nord (Prato, Pistoia, Lucca) rivendicando il primato territoriale nelle aziende di settore (il 19% di quelle nazionali), negli occupati (17%) ma anche nei consumi energetici (16% del totale nazionale del tessile). «Quel provvedimento non serve a nulla per un distretto come il nostro – spiega il presidente degli industriali, Daniele Matteini – formato da tante piccole e medie aziende che però, considerate tutte insieme, valgono più di una grande azienda e sono un tassello essenziale del made in Italy. I costi energetici sono un problema molto serio». Un problema tanto più grave in una fase di mercato come quella attuale, in cui la domanda è debole e dunque è (più) difficile trasferire sui listini l’aumento dei costi. «Produzione ed export del distretto pratese l’anno scorso sono scesi di circa l’8% – spiega Francesco Marini, presidente della sezione Sistema Moda dell’Associazione industriali – e in questo quadro, col fattore prezzo che spesso è dirimente per le scelte dei nostri clienti, è difficile assorbire nella filiera incrementi di costi così alti. Il tessile pratese continua a lavorare per qualificarsi sul piano della sostenibilità, dello stile, del servizio, ma intanto soffre questa tenaglia fatta da mercato stagnante da un lato e costi di produzione elevati dall’altro». Le aziende pratesi sono rimaste schiacciate anche nella forbice normativa del decreto bollette: non sono così grandi da consumare in media 1 gigawattora all’anno, così da qualificarsi come “elettrivore”, ma non sono neppure così piccole da essere allacciate alla bassa tensione, unica fattispecie prevista dalla norma per avere gli sgravi. «Basta che un’azienda abbia sei o sette macchinari, anche telai, e quell’azienda è allacciata alla media tensione – spiega Filippo Giagnoni, coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili dell’Associazione industriali – dunque senza possibilità di veder azzerati gli oneri generali di sistema per un semestre, prevista solo per le utenze di potenza superiore a 16,5 kw allacciate alla bassa tensione». Da qui la protesta degli industriali pratesi: «Chiediamo che in sede di conversione del decreto legge i benefici vengano allargati anche alle Pmi allacciate in media tensione. E poi andrebbero inserite misure strutturali, a partire dal disaccoppiamento per sganciare i costi dell’energia elettrica da quelli del gas alla modifica dei criteri per classificare le imprese come elettrivore, fino agli altri interventi proposti da Confindustria nell’audizione parlamentare di pochi giorni fa». Ma quanto sono aumentate le bollette? Gli industriali pratesi hanno fatto i conti: rispetto al 2019 pre-Covid, nei primi due mesi del 2025 il prezzo medio della materia prima gas sta sfiorando +200%, quello dell’energia elettrica +140%. Il confronto con la media 2024 è rispettivamente +30% e +20%. La stima di Confindustria Toscana nord è che, solo per la materia prima, nel 2025 la bolletta complessiva del distretto tessile aumenterà di oltre 38 milioni. L’incidenza dei costi energetici sui costi complessivi nel 2023 è stata del 17% per le aziende di tintoria e nobilitazione, tre punti in più rispetto al 2019 (la media delle aziende toscane è 3,4%). «Eppure quando nelle istituzioni si parla di costi energetici il settore tessile-moda è il grande dimenticato», conclude Giagnoni. 

Da qui l’emendamento: ma il voto in aula – il 16 aprile alla Camera dei deputati e oggi al Senato – ha trasformato in legge, almeno per questo aspetto, il Decreto così com’era. Il quadro era apparso negativo già dopo il passaggio alla Camera, con una netta maggioranza a favore del testo originario: oggi è caduta anche la speranza, per quanto remota, che al Senato si riaprissero i giochi.

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Si conferma quindi quanto era emerso nell’imminenza del varo del Decreto: nessun beneficio all’industria tessile pratese, che di fatto non potrà attingere al miliardo e 200 milioni di euro destinati al sostegno alle imprese per l’incremento dei prezzi di gas metano ed energia elettrica.

“Un po’ ci speravamo, se non per tutti gli emendamenti almeno per quello che estendeva i benefici fiscali a tempo limitato anche alle utenze in media tensione – commenta con amarezza Filippo Giagnoni, coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Problemi di bilancio statale, evidentemente. Ma si tratta di equilibri molto discutibili: quegli sgravi sarebbero sì stati un mancato introito per l’erario, ma qual è per i conti dello Stato il costo delle difficoltà che le imprese incontrano in questo momento così critico, gravate oltretutto da questi oneri? A soffrirne, nella nostra realtà pratese, sono soprattutto le aziende della filiera, quelle da cui dipende tutto il sistema moda fino al capo finito. Occorrerebbe una visione più ampia e strategica di temi come questo. Quella del Decreto bollette prima, della legge di conversione poi, poteva essere un’occasione per aiutare imprese che danno tanto in termini di occupazione e di valore aggiunto. Confidiamo che ci saranno altri provvedimenti e iniziative legislative che guardino con maggiore attenzione a realtà come le nostre, dove si avverte sempre più la necessità di un piano industriale nazionale volto a valorizzare la nostra tradizione e innovazione.”





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