Cresce il volume dei pagamenti digitali e a sua volta anche la moneta unica europea deve evolversi. È questo il messaggio alla base del progetto dell’euro digitale, presentato da Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Bce, durante l’audizione davanti alla Commissione Econ del Parlamento europeo a inizio aprile 2025. Il principio guida? “Rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa perché – lo sottolinea Cipollone – in un contesto internazionale meno prevedibile, è il momento di passare all’azione”.
E lo scenario dei pagamenti aggiunge ulteriori dettagli: i pagamenti retail sono sempre più digitali, ma l’Europa dipende in larga misura da infrastrutture, circuiti e provider non europei. Un rischio che riguarda non solo la competitività economica, ma anche la tenuta geopolitica e la sovranità monetaria. E nonostante la crescente preferenza per i pagamenti elettronici, il contante conserva un ruolo cruciale. È oggi “l’unico mezzo di pagamento garantito direttamente dalla banca centrale” e rappresenta un presidio di inclusione finanziaria, sicurezza e resilienza. Cipollone ricorda infatti anche come “in tempi di crisi, come blackout o disastri naturali, il contante resti uno strumento affidabile”, facendo riferimento ad eventi recenti che hanno colpito alcune regioni dell’eurozona.
La Bce stessa, infatti, ha rafforzato la propria strategia per la tutela del contante, incluso un processo di redesign delle banconote e il sostegno al regolamento sul corso legale dell’euro fisico, che mira a impedirne l’esclusione nei punti vendita e a garantire un’adeguata rete di sportelli di ritiro e deposito. Ma l’euro digitale serve e presto.
Perché serve l’euro digitale e come sarà
La digitalizzazione avanza. Oggi oltre un terzo delle operazioni commerciali avviene online e il 55% dei cittadini dell’eurozona preferisce pagamenti cashless. Tuttavia, in ben 13 Paesi su 20 dell’area euro, le transazioni nei negozi dipendono completamente da circuiti internazionali, spesso con co-branding obbligatorio per i pagamenti transfrontalieri. Questo scenario, osserva Cipollone, “potrebbe sfociare in una dipendenza da altri mezzi di pagamento privati, come le stablecoin basate su valute estere”. Con il rischio di una progressiva erosione della sovranità monetaria europea, già insidiata dall’espansione dei wallet digitali cui abbiamo già fatto riferimento – come Apple Pay e PayPal – che raccolgono commissioni e dati sensibili anche al di fuori della giurisdizione europea. Da qui l’urgenza di introdurre una forma digitale dell’euro che sia pubblica, sicura, interoperabile, inclusiva e sotto pieno controllo europeo.
Piero Cipollone
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Particolare attenzione è stata riservata ai cittadini non digitalizzati o non bancarizzati. Il digital euro potrà essere caricato in contanti e utilizzato tramite dispositivi fisici. Intermediari pubblici saranno coinvolti per garantire la distribuzione capillare, specie nelle aree a connettività ridotta o nei contesti vulnerabili. La Bce ha inoltre chiarito che verranno garantiti servizi di assistenza fisica e la libertà di cambiare provider facilmente, per assicurare la massima inclusione e concorrenza. Una delle preoccupazioni più diffuse riguarda l’impatto sul sistema bancario. Si affronta il tema introducendo limiti di detenzione, assenza di remunerazione e funzionalità di waterfall, che regolano in modo automatico il passaggio di fondi tra wallet digitale e conto corrente. “Abbiamo ascoltato le vostre preoccupazioni al riguardo e questa è una delle nostre priorità fondamentali” – rassicura Cipollone, annunciando che “i risultati preliminari indicano che l’utilizzo dell’euro digitale per i pagamenti quotidiani non avrà effetti negativi sulla stabilità finanziaria”. L’euro digitale sarà anche una piattaforma abilitante per gli operatori privati. Il rulebook, attualmente in fase di completamento, definirà standard comuni e procedure uniformi per garantire interoperabilità, facilità d’uso e sviluppo di servizi a valore aggiunto in tutta l’eurozona. “L’euro digitale non si porrebbe in competizione con le iniziative private – ha spiegato Cipollone – ma al contrario le sfrutterebbe come sinergie, permettendo loro di espandersi più facilmente in tutta l’UE”.
E a supporto dell’innovazione, la Bce ha già lanciato un programma di partenariati sperimentali che coinvolge circa 100 soggetti privati per testare casi d’uso come i pagamenti condizionali, ad esempio pagare solo dopo aver fruito di un servizio. Una soluzione concreta, che punta a eliminare le attuali complessità nei rimborsi e rafforzare la fiducia nel digitale. La fase preparatoria del progetto, iniziata nel novembre 2023, si concluderà entro ottobre 2025. In parallelo, si sta lavorando: alla stesura finale del rulebook; alla selezione dei fornitori; allo sviluppo delle funzionalità offline; alla definizione dei limiti di detenzione; alla raccolta di feedback degli utenti ed alla pubblicazione dei risultati delle analisi di impatto entro l’estate. Una volta completato il quadro legislativo da parte dell’UE, la Bce sarà pronta ad avviare l’adozione su scala. Come ricorda Cipollone: “Se non agiamo, potremmo perdere il controllo della nostra infrastruttura finanziaria”.
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