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BANCA D’ITALIA: Comunicato Stampa – Il potere di intervento della Banca d’Italia sugli strumenti finanziari – 24 aprile 2025


(AGENPARL) – Roma, 24 Aprile 2025

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(AGENPARL) – Thu 24 April 2025 Comunicato Stampa
DIFFUSO A CURA DEL SERVIZIO COMUNICAZIONE
Roma, 24 aprile 2025
Il potere di intervento della Banca d’Italia sugli strumenti finanziari:
valutazione periodica dei rischi per la stabilità finanziaria
L’art. 7-bis del Testo unico della finanza (TUF), recependo quanto previsto dal regolamento
UE/2014/600 (MiFIR), attribuisce alla Banca d’Italia il potere di vietare o limitare la
commercializzazione, la distribuzione o la vendita di strumenti finanziari (cosiddetto “potere di
intervento sui prodotti”, o product intervention power) per preservare la stabilità del sistema
finanziario nazionale.
Al fine dell’eventuale esercizio del potere di intervento, la Banca d’Italia svolge regolarmente analisi
e valutazioni sui rischi per la stabilità finanziaria che possono derivare dagli strumenti finanziari in
circolazione in Italia sulla base di uno specifico quadro analitico e metodologico, che viene
periodicamente aggiornato e affinato.
Con questo comunicato si forniscono alcune informazioni di sintesi sulle analisi e sulle valutazioni
più recenti. Informazioni più dettagliate sul potere di intervento e sulle attività svolte dalla Banca
d’Italia in tale ambito sono disponibili sul sito dell’Istituto: Il “potere di intervento” della Banca
d’Italia su strumenti finanziari, depositi strutturati e attività/pratiche finanziarie collegate.
Valutazioni di sintesi
Dalle analisi più recenti, condotte sulla base dei dati al 31 dicembre 2024, i certificates e le
obbligazioni strutturate continuano a essere all’attenzione della Banca d’Italia, per la loro complessità
e per la crescita dei volumi in circolazione osservata lo scorso anno1. È stato inoltre osservato un
aumento dell’ammontare in circolazione di alcuni strumenti derivati, in particolare credit default
swaps (CDS), swaptions e opzioni non plain-vanilla.
I rischi per la stabilità finanziaria connessi con il volume in circolazione di questi strumenti non sono
elevati. Si riportano di seguito maggiori informazioni sulle analisi condotte2.
I titoli complessi. Alla fine del 2024 in Italia erano in circolazione3 titoli di debito per un valore pari
a 2.945 miliardi, di cui il 15 per cento (440 miliardi)4 era rappresentato da strumenti che possono
Per l’elenco e le definizioni di tutti i singoli strumenti finanziari analizzati nell’ambito del potere di intervento, cfr. sul
sito dell’Istituto: Glossario delle tipologie di strumenti finanziari analizzati dalla Banca d’Italia nell’ambito del potere
di intervento.
Eventuali discordanze tra i valori riportati in diverse edizioni di questo comunicato stampa sono riconducibili a revisioni,
anche retroattive, dei dati.
I titoli in circolazione in Italia comprendono i titoli di debito depositati in Italia e quelli emessi da soggetti residenti.
A partire da questo comunicato stampa, tra i titoli complessi sono incluse anche le operazioni di cartolarizzazione in cui
la banca originator acquista integralmente i titoli emessi dalla SPV (le cosiddette autocartolarizzazioni).
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
essere considerati complessi5. Tra questi ultimi, quelli potenzialmente più rilevanti per la stabilità
finanziaria erano i certificates (che rappresentavano il 19 per cento dei titoli complessi, 85 miliardi)
e le obbligazioni strutturate (8 per cento, 33 miliardi; figura 1 e tavola 1).
Alla fine del 2024 le famiglie italiane detenevano direttamente 75 miliardi di titoli di debito
complessi, pari al 16 per cento del totale dei titoli di debito da esse detenuti (474 miliardi) e in crescita
di 5 miliardi rispetto a un anno prima. L’aumento è principalmente riconducibile ai certificates, la cui
crescita (circa 3 miliardi, a 56; tavola 1) si è concentrata nella prima metà dell’anno, mentre nella
seconda i volumi sono risultati stabili.
I certificates. I certificates in circolazione in Italia, aumentati anche nel 2024 (di 10 miliardi), sono
rappresentati principalmente da strumenti a capitale totalmente o parzialmente protetto (57 per cento
del totale); la restante quota è composta da titoli più rischiosi. Le famiglie detengono i due terzi dei
certificates (di cui il 67 per cento è a capitale protetto), che rappresentano il 12 per cento circa del
valore del totale dei titoli di debito da esse detenuti. I certificates sono in grado di migliorare il profilo
di rischio in rapporto al rendimento di portafogli diversificati, anche grazie a un favorevole
trattamento fiscale6; si tratta tuttavia di strumenti complessi e di difficile valutazione, che possono
esporre i detentori a perdite consistenti in caso di scenari avversi.
Le obbligazioni strutturate. Alla fine del 2024 il volume delle obbligazioni strutturate – prodotti
finanziariamente ma non fiscalmente7 equivalenti ai certificates a capitale protetto – era pari a 33
miliardi. Nel corso degli ultimi anni, a fronte dell’aumento dei certificates, si è assistito a una graduale
contrazione delle obbligazioni strutturate, dal picco di 181 miliardi toccato nel 2011 (figura 2). Un
quarto di questi strumenti (8 miliardi) è nel portafoglio delle famiglie (a fronte di un massimo di 115
nel 2011).
I derivati complessi. Circa il 5 per cento degli strumenti derivati con controparti italiane si può
considerare complesso. Tra questi prevalgono i credit default swaps (CDS) e le swaptions (figura 3).
Alla fine del 2024 il valore nozionale totale dei derivati complessi era pari a 684 miliardi, in
espansione rispetto ai 550 di fine 2023. Nella seconda metà del 2024 si è registrato un significativo
aumento dei volumi nozionali di CDS, delle opzioni non plain-vanilla e, in misura minore, delle
swaptions. La contestuale diminuzione del nozionale dei derivati classificati nella categoria residuale
‘altri derivati’ suggerisce che almeno una parte dell’aumento possa essere riconducibile a una
classificazione delle posizioni più accurata rispetto al passato. Le principali controparti in questi
mercati sono le banche italiane, le cui esposizioni sono bilanciate tra posizioni lunghe e corte, e i
principali dealer internazionali; questi strumenti non sono presenti nei portafogli delle famiglie.
Valutazioni. Nel complesso, i rischi per la stabilità finanziaria che possono derivare dagli strumenti
finanziari analizzati appaiano al momento contenuti. Occorre tuttavia ricordare che i certificates
possono esporre i detentori a rilevanti perdite: il valore di questi strumenti può subire ampie
La lista dei titoli complessi è riportata nel documento Il potere di intervento della Banca d’Italia su strumenti finanziari,
depositi strutturati e attività/pratiche finanziarie collegate: quadro giuridico, analitico, metodologico.
Per approfondimenti, cfr. L’economia mondiale tra incertezza e trasformazione, intervento del Governatore della Banca
d’Italia Fabio Panetta al 31° congresso Assiom Forex, Torino, 15 febbraio 2025.
Diversamente da quelli dei certificates, che sono ‘redditi diversi di natura finanziaria’, i proventi delle obbligazioni
strutturate rientrano nella categoria dei ‘redditi di capitale’ e non sono quindi compensabili con eventuali minusvalenze
realizzate dall’investitore.
Divisione Relazioni con i media – Banca d’Italia
variazioni, anche maggiori di quelle delle attività sottostanti, in particolare in condizioni di mercato
sfavorevoli.
Figura 1
Ripartizione dei titoli complessi per tipologia di strumento (1)
(dati al 31 dicembre 2024; valori percentuali)
(1) Le quote sono calcolate sulla base del valore degli strumenti.
Figura 2
Importi dei titoli complessi per tipologia di strumento
(miliardi di euro)
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Tavola 1. Importi dei titoli complessi per tipologia di strumento e per settore detentore (1)
(dati al 31 dicembre 2024; miliardi di euro)
banche
estero
famiglie
assicurazioni
fondi
altri interm. finanziari
imprese
pubblico
altro (3)
totale
Cartolarizzazioni
certificates
obbligazioni
strutturate
obbligazioni
subordinate
obbligazioni
subordinate
totale
108,6
214,3
129,0
440,1
(1) Il campo settore del detentore è disponibile esclusivamente in Matrice dei conti, mentre non è riportato nelle Segnalazioni ex. art. 129 TUB e in Anagrafe
titoli. Per avere una migliore mappatura dei settori, in questa tavola, vengono utilizzate anche le informazioni estratte dalle Securities Holdings Statistics (SHS).
(2) Sono state incluse nelle cartolarizzazioni anche le operazioni in cui la banca originator acquista integralmente i titoli emessi dalla SPV (le cosiddette
autocartolarizzazioni). (3) La voce altro include: i) il caso in cui il settore del detentore non è noto; ii) altri settori residuali rispetto a quelli riportati.
Figura 3
Ripartizione dei derivati complessi per tipologia di strumento (1)
(dati al 31 dicembre 2024; valori percentuali)
(1) Le quote sono calcolate sulla base del valore nozionale degli strumenti.
Per le definizioni dei singoli strumenti finanziari, cfr. sul sito della Banca d’Italia: Glossario delle tipologie di
strumenti finanziari analizzati dalla Banca d’Italia nell’ambito del potere di intervento.
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Appendice metodologica8
La Banca d’Italia ha sviluppato un quadro metodologico per identificare e valutare le aree di rischio
che possono riguardare gli strumenti finanziari commercializzati, distribuiti o venduti in Italia o a
partire dall’Italia. Per le analisi sui titoli vengono utilizzate le segnalazioni statistiche e di vigilanza
che le banche e gli altri intermediari vigilati inviano alla Banca d’Italia. Vengono inoltre utilizzate le
informazioni provenienti dall’Anagrafe titoli, dalle segnalazioni ex art. 129 TUB e dal database SHSS
della BCE. Il quadro metodologico viene periodicamente aggiornato e affinato.
L’analisi sui derivati utilizza il database EMIR. L’informazione contenuta negli schemi segnaletici di
vigilanza, infatti, è riportata in forma aggregata con riferimento non al singolo contratto, ma alla più
generica tipologia di strumento, alle caratteristiche del sottostante e alla direzione della posizione
assunta; i dati delle segnalazioni di vigilanza inoltre sono relativi agli strumenti detenuti dalle banche
e hanno frequenza trimestrale. Il database EMIR contiene invece informazioni giornaliere a livello di
singola transazione sugli scambi di strumenti finanziari derivati effettuati da controparti finanziarie e
non finanziarie (italiane o la cui capogruppo sia italiana); permette in aggiunta una classificazione
più fine dei derivati complessi e di eliminare eventuali sovrapposizioni nei casi in cui lo stesso
contratto sia riportato da più soggetti. Il perimetro dell’analisi è quindi ora più ampio che in
precedenza, in termini sia di tipologia di derivato, sia di natura e di residenza delle controparti.
La metodologia prevede la suddivisione degli strumenti finanziari tra “complessi” e “non
complessi”9. A ogni strumento finanziario viene assegnato un indicatore di complessità in base alla
tipologia dello strumento e alla natura delle eventuali attività sottostanti. Successivamente sui titoli
complessi viene svolta un’analisi dei rischi a due stadi.
Nel primo stadio uno strumento finanziario complesso è considerato potenzialmente rischioso se gli
importi in circolazione sono superiori al 90° percentile della distribuzione storica degli importi del
singolo strumento osservati negli ultimi cinque anni. Tuttavia, poiché i dati EMIR sono disponibili a
partire da gennaio 2021, per gli strumenti derivati la lunghezza della serie storica utilizzata per il
calcolo della soglia è al momento pari a quattro anni.
Gli strumenti identificati nel primo stadio come potenzialmente rischiosi sono ulteriormente
analizzati in un secondo stadio, nel quale viene effettuata una valutazione dei rischi attraverso l’esame
di una pluralità di indicatori (tra cui la complessità, le caratteristiche di rischiosità dello strumento e
le caratteristiche del mercato di riferimento) utilizzando metodologie selezionate ad hoc dagli esperti
coinvolti nelle analisi sulla base delle caratteristiche degli strumenti. In questa fase le analisi
Per maggiori informazioni sulle metodologie utilizzate dalla Banca d’Italia per le analisi connesse con il potere di
intervento, cfr. sul sito dell’Istituto: Il “potere di intervento” della Banca d’Italia su strumenti finanziari, depositi
strutturati e attività/pratiche finanziarie collegate.
Per i titoli, sono considerati complessi: cartolarizzazioni (incluse le autocartolarizzazioni), certificates (che includono
anche credit linked notes e covered warrants), obbligazioni strutturate, obbligazioni subordinate, obbligazioni subordinate
AT1. Sono considerati invece non complessi, oltre alle tipologie residuali: azioni, carta commerciale (commercial
papers), covered bonds, diritti, ETF, fondi, obbligazioni (altre), titoli di Stato italiani ed esteri. Le autocartolarizzazioni
sono considerate tra i titoli complessi in quanto assimilate alle cartolarizzazioni. Per i derivati, sono considerati complessi:
contracts for difference (CFD), credit default swaps (CDS), altre opzioni (non plain vanilla), spread bets, swaptions,
opzioni non-plain vanilla e altri contratti derivati; sono considerati non complessi: forwards, forward rate agreements
(FRAs), futures, opzioni plain vanilla e swaps diversi dai CDS.
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quantitative vengono integrate con valutazioni di natura discrezionale, ad esempio sulla congruità
degli effetti attesi dall’imposizione di divieti o limitazioni rispetto ai rischi identificati.
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