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Giubileo Persone con Disabilità: Cei, in 45 Paesi avviati oltre 300 progetti


Sostenuta l’’inclusione sociale dei bambini con disabilità nelle zone rurali del Myanmar, come anche un centro di riabilitazione in Albania. Intanto, è stata siglata la dichiarazione di Amman-Berlino:tutti i programmi di sviluppo internazionale siano accessibili

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(Foto Sir)

Il 2 e 3 aprile scorsi il governo tedesco e quello giordano hanno ospitato Il terzo Vertice Globale sulla Disabilità (GDS), che ha riunito più di 4.500 partecipanti provenienti da 100 Paesi. Il vertice ha portato a nuovi impegni da parte di governi, attori dello sviluppo, settore privato e società civile. La giornata conclusiva ha visto il lancio della Dichiarazione di Amman-Berlino con due obiettivi specifici: adoperarsi affinché tutti i programmi di sviluppo internazionale siano accessibili alle persone con disabilità e impegnarsi per garantire che almeno il 15% dei programmi di sviluppo internazionale attuati a livello nazionale perseguano l’inclusione della disabilità. Con lo slogan del “15 per cento per il 15 per cento”, da raggiungere entro il 2028, la Dichiarazione ha cercato di stabilire, per la prima volta, un obiettivo quantificabile per l’inclusione e oltre 90 sono state le adesioni da parte di governi e organizzazioni internazionali già durante il vertice.

Secondo i dati dell’OMS, nel mondo oltre 1 miliardo di persone vive con una forma significativa di disabilità, pari a circa il 15% della popolazione globale. Di queste, almeno 240 milioni sono minorenni. Le persone con disabilità soffrono disuguaglianze dovute allo stigma, alla discriminazione, alla povertà, all’esclusione dall’istruzione e dal lavoro e alle difficoltà all’interno del sistema sanitario stesso. In occasione del Giubileo delle Persone con Disabilità in programma dal 28 al 30 aprile 2025, il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli evidenzia come con circa 38 milioni di euro dei fondi dell’8xmille, grazie a quanti hanno scelto di destinarli alla Chiesa cattolica, in 45 Paesi è stato possibile avviare oltre 300 progetti. Si tratta di iniziative che a loro volta nei diversi contesti hanno generato inclusione, favorendo l’accessibilità, la vita autonoma, la dignità e la valorizzazione delle persone con disabilità.

Tuttavia in molti Paesi la loro condizione è ancora vista come un punizione divina e le persone affette da disturbi fisici o psichici sono spesso costrette a nascondersi e a vivere ai margini della società. Grazie all’impegno di molti continuano però a fiorire opportunità di rinascita che ridanno vigore alla speranza.

Berry ad Haiti (Foto Sir)

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Come è accaduto a Saw Sai, un ragazzo di Yangon, in Myanmar, che era considerato senza prospettive, perché affetto da paralisi cerebrale emiplegica destra con disabilità intellettiva.
I genitori hanno poi conosciuto il progetto comunità inclusive, avviato nel 2005, che mira allo sviluppo e all’inclusione sociale dei bambini con disabilità nelle zone rurali e ha già dato sostegno a 150 bambini e alle relative famiglie in 64 villaggi. Saw Sai ha iniziato un percorso e grazie ai terapisti e all’esercizio quotidiano è subito migliorato dal punto di vista motorio. Ora segue anche specifici programmi educativi perché è interessato alla matematica e desidera imparare per aiutare i genitori che hanno un piccolo ristorante. Dopo aver frequentato gli incontri di sensibilizzazione, anche la famiglia è sempre più partecipe e coinvolta e ha compreso l’importanza dell’insegnargli a svolgere da solo le attività quotidiane, con calma e con i giusti ritmi.

La stessa possibilità potranno averla migliaia di persone grazie al Centro di Riabilitazione della Fondazione Nostra Signora del Buon Consiglio dei Padri Concezionisti a Tirana. “Per molte persone disabili – sottolinea il responsabile, dott. Florian Spada – poter accedere a un Centro come il nostro significa avere una speranza concreta di miglioramento, di autonomia e di inclusione. In un contesto dove spesso i servizi sono limitati o inaccessibili, il nostro lavoro assume un valore umano e sociale enorme. Il Centro non è solo un luogo di terapia, ma uno spazio di accoglienza, dignità e possibilità. Il Centro rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale, non solo per la qualità delle cure, ma anche per l’innovazione dei servizi proposti. Siamo tra i pochi centri in Albania a sviluppare programmi specifici per la riabilitazione neurologica e ad avere una visione orientata anche all’integrazione sociale attraverso lo sport e l’educazione sanitaria. Lavoriamo ogni giorno per essere una guida e un modello replicabile per altri centri del Paese”.

Proprio il lavoro con le famiglie e con le comunità locali sulla sensibilizzazione è fondamentale per innescare un cambiamento di mentalità, per far comprendere che garantire servizi adeguati alle persone con differenti abilità non è solo una questione di assistenza ma di giustizia e di rispetto della loro dignità e delle loro capacità. Ne è consapevole anche la famiglia di Berry, che vive ad Haiti, dove solo il 7% dei bambini disabili partecipa a un percorso scolastico. “Berry – racconta il padre – a 2 anni ha iniziato ad avere una malattia che lo faceva cadere all’improvviso e non era più in grado di camminare. Questo ha portato me e mia moglie a conoscere AKG, un’associazione di comunità qui ad Haiti. Partecipiamo sempre alle riunioni e alla formazione, che servono per aiutare i bambini a vivere meglio all’interno della famiglia e della comunità. Ora Berry frequenta la scuola pubblica di Mare Rouge e avrà la possibilità di trovare la sua strada”.

Lo hanno sperimentato Jeoffrey, un bambino affetto da una grave forma di disabilità, e la sua mamma che, grazie a un ausilio fatto di cartone riciclato che gli consente di mantenere una postura corretta, hanno potuto condividere tante piccole azioni quotidiane. Dal 2009 a Nyahururu, in Kenya, vengono costruiti ausili con una tecnica chiamata APT – Appropriate Paper-based Technology. Materiali poveri come il cartone riciclato diventano supporti che, oltre a svolgere la loro funzione specifica, consentono a tante persone con disabilità di partecipare alla vita familiare e sociale. Una storia che rappresenta uno dei tanti percorsi di crescita e di speranza sostenuti dal Programma per persone con disabilità del Saint Martin, che segue ogni anno più di 1.000 bambine e bambini con disabilità, grazie a operatori, centinaia di volontari e il coinvolgimento delle famiglie e delle comunità. Un lavoro certamente faticoso che necessita di pazienza e sforzo condiviso, ma che è essenziale per creare le condizioni per l’integrazione delle persone con disabilità affinché vengano percepite come risorsa o comunque prese in carico in modo inclusivo dalla propria comunità.
Come ci ha ricordato più volte il compianto papa Francesco ogni persona, per quanto fragile, è portatrice di un valore intrinseco e siamo chiamati a restituire “alle persone, a tutte le persone, emarginate dalla disabilità o dalla fragilità il loro posto all’interno di una comunità fraterna e gioiosa”.





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