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“Stellantis, Alfa Romeo e il Sud che non può più aspettare” – AlessioPorcu.it


Il 2025 non segnerà la ripresa per Alfa Romeo. I consumatori rifiutano l’elettrico. E questo impone un cambIo direzione, con un ritorno anche ai motori ibridi. La visione di Coppotelli (Cisl): il futuro richiede investimenti reali per evitare il deterioramento sociale e industriale, soprattutto nel sud Italia.

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Non sarà il 2025 l’anno della svolta per Alfa Romeo. Doveva essere l’anno della ripresa in grande stile: ha rischiato di essere invece la stagione del collasso per la casa del Biscione insieme a tutti i brand dell’automotive europeo. La notte dell’industria automobilistica si allunga e questa volta tutto ha una logica ed un senso.

La notte si allunga

Il mercato ha dichiarato fallito il Green Deal, il piano messo su dall’Unione Europea su input dei Verdi. Che hanno avuto la forza di imporlo all’esecutivo di Ursula von der Leyen dal momento che erano decisivi per costruire il suo Governo e la nuova maggioranza.

Ma i consumatori europei hanno risposto che le automobili elettriche sono disposti a comprarle solo se sono modellini in scala ed hanno un telecomando con le pile: per farci giocare i bambini a Natale. Per spostarsi da una parte all’altra del mondo invece vogliono i vecchi motori, magari meno inquinanti ed affiancati dalla tecnologia Hybrid ma comunque alimentati da carburanti che si possono mettere nel serbatoio tramite le vecchie e collaudate pompe.

Un rifiuto netto che ha determinato il fallimento di una rivoluzione imposta a tavolino. Perché le rivoluzioni non si fanno senza i consumatori: sono loro a farle. Così, Mercedes è tornata a produrre le auto alimentate a Diesel ed ha fermato due impianti che producevano l’elettrico. Bmw ha rivisto la propria offerta ed ora ha i motori a benzina, gli Hybrid e gli elettrici. Stellantis e con lei Alfa Romeo sta rivedendo in corsa i suoi progetti, cercando di mettere a disposizione del pubblico . Che toccano innanzitutto Cassino.

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La linea del fronte

L’ingresso operai dello stabilimento Stellantis Cassino Plant

Cassino è la linea del fronte dal momento che doveva essere il primo stabilimento in Italia della galassia ad impiegare la nuova piattaforma STLA Large. È quella che ha preso il posto di Giorgio, la piattaforma sulla quale sono nate Giulietta, Giulia e Stelvio. Stla large invece doveva essere la culla delle nuove auto full electric. E Stellantis si è portata avanti, recuperando buona parte del ritardo che aveva accumulato. I primi esemplari di Stelvio elettrico si sono visti dentro Cassino Plant. Ora però tutto è cambiato: contrordine compagni!

Ora gli ingegneri stanno vedendo di infilare un motore Mild Hybrid nella piattaforma STLA. E stanno vedendo anche di metterlo a punto, sulla base dell’esperienza accumulata con il propulsore del Tonale. Perché a questo punto è chiaro che produrre la nuova Stelvio e la nuova Giulia con motorizzazioni solo elettriche sarebbe un suicidio.

Serve però un anno per realizzare un progetto totalmente diverso da quello per il quale si era partiti. Le previsioni dicono che dalla seconda metà del 2026 si dovrebbe iniziare a mettere le ruote a terra dei nuovi progetti. Ed il 2027 sarà l’anno della sfida decisiva: quello in cui, come diceva Sergio Marchionne, si devono iniziare a vendere le macchine, altrimenti posso avere il modello più bello del mondo ma se non lo vendo finisco a zampe all’aria.

Il 2025 nel tunnel

L’Alfa Romeo Junior elettrica Veloce

Questo cambio di rotta spiega perché il 2025 è iniziato male per Alfa Romeo. Non è solo una questione di numeri in calo: è il segnale forte di un modello industriale che rischia di sfaldarsi. Arrancano gli stabilimenti di Cassino e Pomigliano, storiche roccaforti dell’automotive italiano. La nuova Alfa Romeo Junior, sebbene promettente, non basta a tenere in piedi l’intero impianto produttivo. E poi non viene assemblata in Italia. La fanno in Polonia a Tichy: lì nascono i modelli elettrici, ibridi ed a trazione integrale Q4 del modello. Proprio per questo è montata la polemica con il Governo che ha detto no al nome originario che era stato scelto per il progetto: Alfa Romeo Milano.

Cassino è il caso più emblematico: solo 4.655 unità prodotte nel primo trimestre, uno dei dati più bassi di sempre. Stelvio, Giulia e Maserati Grecale non trainano più come una volta. I modelli più brillanti sono usciti dal listino per rispettare le norme Ue sulle emissioni in atmosfera. Inoltre, le auto vengono prodotte solo su ordinazione. Anche Pomigliano non sorride. Nonostante la presenza di modelli nuovi come Tonale e Dodge Hornet cioè il Tonale per il mercato americano, il calo è del 30%.

E il futuro del biscione? Tutto appeso al restyling della Tonale e all’arrivo della nuova Stelvio nel 2026. Una scommessa rischiosa.

Rischio sociale

Enrico Coppotelli (Foto: Andrea Di Biagio © Imagoeconomica)

Il rischio più grande però non è solo industriale. È sociale. A ricordarlo è Enrico Coppotelli, Segretario Generale Cisl del Lazio. Fotografa con chiarezza il quadro di Frosinone: un nord che riparte grazie al farmaceutico, un sud bloccato dalla crisi dell’automotive.

Non bastano più gli annunci. Non bastano più le promesse. Per Coppotelli, Stellantis deve investire davvero o il sistema Cassino — e con esso migliaia di famiglie — rischia di collassare. L’ipotesi del Piano B? Forse. Ma nel frattempo bisogna agire, garantendo tutele sociali e aprendo un confronto serrato col Governo. Non si può più aspettare. Ogni giorno perso è un pezzo di futuro che svanisce.

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Coppotelli evidenzia come il progetto di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione (come già avviene in Germania), promosso dalla Cisl sulla base di 375.266 firme, abbia già trovato riscontri concreti. In pratica: un esperimento avviato nella municipalizzata di Rieti potrebbe diventare modello nazionale. L’obiettivo è realizzare un nuovo sviluppo più democratico, solidale e produttivo, attuando pienamente l’articolo 46 della Costituzione.

Riguardo alla proposta di costituire “Roma Capitale” come nuova Regione, la Cisl è favorevole, chiedendo però un riequilibrio reale a favore delle province laziali, per non accentuare la frattura già esistente tra Roma e il resto del territorio.

Il piano industriale per il Lazio

Enrico Coppotelli

Il Piano industriale per il Lazio di Unindustria e Regione è accolto con favore: per Coppotelli è un’opportunità importante, che deve essere concretizzata attraverso il confronto continuo tra sindacati, politica e imprese, puntando a una crescita solidale che metta al centro le persone. Ma c’è il tema delle infrastrutture. Nel Lazio meridionale sono ancora carenti. Coppotelli insiste sulla necessità della Stazione Tav Ferentino-Supino, strategica per rilanciare l’economia provinciale e collegare il territorio al resto d’Italia e d’Europa. La volontà politica sembra esserci, ora servono progetti concreti.

Gli stessi di cui ha bisogno Stellantis.



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