Non è solo sui dazi che Donald Trump si sta muovendo in totale controtendenza rispetto a quel che pensano le aziende di tutto il mondo. In netto contrasto con la nuova politica energetica americana, un nuovo sondaggio sulle attitudini verso la transizione energetica di circa 1500 Ceo e alti dirigenti in 15 paesi, tra cui l’Italia, rivela un sostegno quasi unanime alla transizione dai combustibili fossili.
Secondo questa indagine condotta da Savanta e commissionata da E3G, WeMeanBusiness e Bff, siamo effettivamente a un punto di svolta globale. Il 97% dei leader di aziende di medie e grandi dimensioni sostiene l’abbandono del carbone e di altri combustibili fossili, con quasi il 78% favorevole a una transizione verso un sistema elettrico basato sulle rinnovabili entro il 2035 o prima.
Mentre i leader mondiali finalizzano la prossima tornata di Piani nazionali per il clima (Ndc), il messaggio che arriva dal mondo imprenditoriale è inequivocabile: l’energia rinnovabile è la strada migliore per la crescita economica, la sicurezza energetica e la competitività a lungo termine.
Il sondaggio, condotto in economie chiave e mercati emergenti, evidenzia una crescente svolta aziendale verso le energie rinnovabili. I dirigenti intervistati provengono da Australia, Brasile, Canada, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Polonia, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti.
Il rapporto che emerge dalle interviste, dal titolo Powering up: Business perspectives on shifting to renewable electricity lancia anche un avvertimento: la maggior parte delle imprese afferma che si trasferirà altrove se i governi non agiranno.
Questi sono i risultati chiavi dell’indagine:
- Competitività in gioco: il 52% dei dirigenti afferma che trasferirà le operazioni e il 49% le catene di fornitura in mercati con un migliore accesso a sistemi elettrici basati su rinnovabili entro cinque anni.
- Sicurezza energetica prioritaria: il 75% associa le rinnovabili a una maggiore sicurezza energetica. Il 78% dei dirigenti tedeschi ritiene che una transizione accelerata alle rinnovabili ridurrà l’esposizione della Germania alle importazioni energetiche volatili.
- Crescita economica e occupazione: il 77% collega le rinnovabili alla crescita economica e il 75% le considera fondamentali per la creazione di posti di lavoro.
- Rapido abbandono del carbone: quasi 9 dirigenti su 10 (87%) che vogliono che i loro governi investano nelle rinnovabili chiedono lo stop all’uso di elettricità da carbone entro il prossimo decennio. Il 43% delle aziende prevede di dismettere il carbone dalle proprie operazioni entro il 2030, con un ulteriore 27% che lo farà entro il 2035.
- Niente spazio per il gas: due terzi (67%) dei dirigenti vogliono che il carbone sia sostituito direttamente da rinnovabili, reti elettriche e sistemi di accumulo, senza passare per nuove infrastrutture a gas. Anche in Paesi fortemente dipendenti dal gas come Messico, Italia e Giappone, le aziende preferiscono una transizione diretta verso le rinnovabili. Negli Stati Uniti, che possiedono le quarte riserve provate al mondo di gas, quasi due terzi (65%) preferiscono una transizione diretta.
- Politiche governative in ritardo: nonostante il forte sostegno del settore privato, molti governi non hanno piani chiari per la transizione. In Giappone, i dirigenti chiedono chiarezza sul ruolo dell’elettricità rinnovabile nei piani climatici nazionali, segnalando incertezza sugli investimenti. In Canada, dove la chiusura delle miniere potrebbe danneggiare le comunità, si chiede la riqualificazione della forza lavoro e incentivi mirati.
Per quanto riguarda il caso specifico dell’Italia, dal sondaggio emerge che più di tre quarti (76%) dei dirigenti d’azienda in Italia ritiene che il governo dovrebbe dare priorità alle energie rinnovabili piuttosto che al gas di origine fossile negli investimenti relativi alla produzione di elettricità in futuro. Non solo. Se nell’ultimo decennio l’elettricità prodotta dalla combustione di gas di origine fossile ha rappresentato una percentuale elevata e in gran parte rimasta invariata dell’approvvigionamento elettrico, ora la stragrande maggioranza (98%) dei dirigenti d’azienda italiani preferirebbe accelerare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Quattro quinti (80%) degli intervistati auspicano il passaggio a una fornitura elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035 o prima. Negli ultimi dieci anni e mezzo, le energie rinnovabili hanno gradualmente sostituito il carbone nella produzione elettrica italiana; il carbone contribuisce attualmente a circa il 2% della produzione totale di energia elettrica in Italia e si prevede che verrà eliminato completamente in tutte le regioni (a eccezione della Sardegna) entro la fine del 2025. Questa riduzione è in linea con l’opinione della maggioranza dei leader aziendali a livello internazionale, che desiderano che il governo dia priorità alle energie rinnovabili nei nuovi investimenti.
In una sezione dell’indagine dedicata alla politica energetica con focus sull’Italia viene ribadito che oltre i tre quarti dei dirigenti d’azienda italiani (76%) hanno espresso una forte preferenza perché il governo indirizzi i nuovi investimenti verso l’utilizzo di fonti rinnovabili, rispetto al gas fossile, per la generazione di elettricità. Analogamente, una maggioranza ancora più ampia (86%) auspica che, una volta raggiunto l’obiettivo “zero carbone”, le fonti rinnovabili vadano a coprire anche la porzione di energia elettrica nazionale attualmente prodotta dal carbone (2%). La maggioranza dei dirigenti (54%) ritiene che questa soluzione sia positiva per la sicurezza energetica, oltre che per la riduzione dei rischi climatici (64%); infatti, il 95% del gas italiano è importato, il che espone il Paese agli shock di approvvigionamento e alla volatilità dei prezzi. Schierandosi con le aziende per una politica energetica che punti sulle fonti rinnovabili, il governo si allineerebbe inoltre all’opinione pubblica nazionale: secondo un sondaggio condotto nel 2022 dalla Banca europea per gli investimenti, infatti, tre quarti (75%) degli italiani ritengono che le fonti rinnovabili miglioreranno la loro qualità della vita, una percentuale della popolazione ben al di sopra della media dell’Unione Europea (56%).
In linea con le ambizioni del governo di stimolare la produttività e la competitività nazionale, infine, una percentuale consistente (52%) di leader aziendali associa l’elettricità da fonti rinnovabili alla crescita economica. Un ultimo dato: oltre due quinti (44%) dei dirigenti aziendali hanno indicato che, per dare un chiaro segnale dell’impegno verso una rapida eliminazione dei combustibili fossili, il governo dovrebbe reindirizzare i sussidi ai combustibili fossili verso alternative rinnovabili. Per accedere ai fondi NextGenerationEU, l’Italia deve tagliare 2 miliardi di euro (2,18 miliardi di dollari) di sussidi dannosi per l’ambiente, una cifra equivalente a meno del 10% del totale di tali sussidi.
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