Uno studio di prestigiose università italiane mostra che la Sardegna può soddisfare entro il 2030 il 100% della domanda elettrica con sole fonti rinnovabili, eliminando le centrali fossili. Il piano prevede un forte sviluppo di fotovoltaico, eolico e sistemi di accumulo, con benefici su costi, ambiente e occupazione. Per realizzarlo servono visione politica, riforme normative e investimenti strategici, con lo sguardo rivolto anche al 2050 e all’idrogeno verde.
Un futuro energetico sostenibile per la Sardegna è possibile e realistico. A dirlo è un’analisi tecnico-scientifica, che lancia una sfida ambiziosa e concreta: arrivare al 2030 con un sistema elettrico alimentato al 100% da fonti rinnovabili.
È quanto emerge dallo studio “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna”, condotto dal Politecnico di Milano, dall’Università di Cagliari e dall’Università di Padova, su incarico del Coordinamento FREE, in collaborazione con il Consorzio Italiano Biogas (CIB) e Italia Solare.
Il blocco della giunta regionale
Questo studio assume un valore ancora più importante, soprattutto in virtù della direzione regionale che, proprio un anno fa, aveva dato lo stop per un anno e mezzo la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La legge 5 proposta dalla presidente regionale, Alessandra Todde, ha posto forti vincoli paesaggistici attraverso il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), che limita fortemente le aree dove è possibile installare impianti. In aggiunta, è mancata una chiara strategia per individuare le cosiddette “aree idonee” come richiesto dal decreto FER2 del Ministero dell’Ambiente e che tuttavia lascia ampia libertà alle Regioni.
Il nimby in Sardegna
La Sardegna inoltre, fa da sfondo alla diffusione del fenomeno NIMBY (Not In My Backyard) della società civile rispetto alle rinnovabili. Numerose sono le proteste e le petizioni di slancio popolare non tanto contro lo sviluppo delle energie pulite, quanto per il desiderio do non volerne vicino alle proprie abitazioni, con particolare resistenza per l’eolico.
Emblematico è l’esempio di Pratobello 24, la proposta di legge di iniziativa popolare nata in Sardegna nel 2024, simbolo di della mobilitazione. La proposta vuole imporre stabilendo criteri stringenti per la localizzazione di impianti fotovoltaici.
Lo scenario
Eppure, secondo i ricercatori dello studio qui proposto, la Sardegna può soddisfare al 2030 l’intera domanda di energia elettrica – stimata in crescita di circa 8 TWh – grazie esclusivamente a fonti rinnovabili, eliminando del tutto le centrali fossili. L’incremento della domanda deriverebbe dalla crescente elettrificazione dei consumi civili, dei trasporti e dei processi industriali a bassa e media temperatura.
Una piccola quota di gas naturale liquefatto (GNL) sarebbe ancora necessaria per i soli processi industriali a media-alta temperatura, ma marginale rispetto al fabbisogno complessivo. L’industria dell’alluminio, in particolare, gioverebbe di questa transizione con una ripresa sostenibile, che contribuirebbe a un taglio delle emissioni fino al 62%.
Cosa serve per arrivarci
Per realizzare questo obiettivo, sarà necessario:
- aumentare la capacità fotovoltaica di 5,6 GW, di cui almeno 1,5 GW da piccoli impianti per Comunità Energetiche Rinnovabili (CER),
- potenziare l’eolico di ulteriori 3 GW,
- installare 14 GWh di sistemi di accumulo energetico,
- rafforzare le infrastrutture di rete, in particolare la Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) e il collegamento sottomarino Tyrrhenian Link.
Benefici per cittadini, imprese e ambiente
I benefici attesi sono tangibili:
- Riduzione del 39% del prezzo zonale dell’elettricità, passando da 108,3 €/MWh nel 2024 a circa 66,4 €/MWh nel 2030.
- Risparmio del 20% sulla bolletta media familiare, grazie all’efficienza della elettrificazione.
- Taglio del 20% della domanda primaria di energia.
- Riduzione delle emissioni fino al 62%, con punte del 57% se si considera la ripresa del polo industriale dell’alluminio.
Una rete più intelligente e sicura
La chiusura delle centrali a carbone non comprometterà la stabilità del sistema, assicurano gli esperti che sarà, infatti, sarà garantita da moderni sistemi di accumulo e dalle connessioni in corrente continua ad alta tensione con la penisola. In particolare, il Tyrrhenian Link, il progetto di collegamento sottomarino ad alta tensione in corrente continua che collegherà la Sicilia con la Sardegna e la Campania, creando un nuovo corridoio elettrico al centro del Mediterraneo, e diventerà l’infrastruttura chiave per la sicurezza e la regolazione della rete elettrica regionale.
Il ruolo strategico del biogas e delle filiere agricole
Il biogas agricolo è già oggi in grado di coprire il 10% del fabbisogno termico dell’industria sarda, e il potenziale è ancora più elevato. Secondo il CIB, valorizzare i sottoprodotti agricoli – come quelli della filiera della barbabietola da zucchero – può rafforzare la sostenibilità e la competitività del sistema energetico locale, creando nuove opportunità per il mondo agricolo.
Un impatto minimo sul territorio
Anche dal punto di vista dell’uso del suolo, lo scenario 100% rinnovabili è sostenibile: al 2030, gli impianti fotovoltaici occuperebbero meno dello 0,4% della superficie agricola regionale, circa 5.000 ettari, mantenendo intatto il paesaggio e la vocazione rurale dell’isola. Lo scenario delineato è tecnicamente fattibile, ma per diventare realtà, necessita di una visione politica chiara. Occorre superare gli ostacoli normativi, come l’attuale Legge Regionale sulle Aree Idonee, e abbandonare logiche conservative legate al carbone.
Lo sguardo al 2050
La seconda fase dello studio – con orizzonte al 2050 – prevede anche l’introduzione di nuove tecnologie sostenibili, come l’idrogeno verde, per completare il percorso verso la piena decarbonizzazione dell’intero sistema energetico regionale.
Il mix tecnologico proposto dimostra che la transizione verso un sistema elettrico 100% rinnovabile è tecnicamente fattibile e può garantire sicurezza, flessibilità e costi competitivi. La Regione ha tutte le condizioni per diventare un laboratorio avanzato di transizione energetica, puntando su fotovoltaico, eolico e accumuli. Occorre ora una visione politica chiara, capace di mettere al centro l’interesse dei cittadini e del territorio, superando ogni retorica contraria al cambiamento
dice Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare
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