La politica di stampo sovranista, che contraddistingue la presidenza di Kaïs Saïed sin dal primo mandato, rimane immutata con ripercussioni sia sulla crisi dell’economia – l’allontanamento dal Fondo monetario internazionale è sempre più evidente – anche se ci sono segnali di ripresa a livello macroeconomico, che nelle relazioni internazionali, con il mantenimento di rapporti stabili con la vicina Algeria e una fase di avvicinamento all’Iran. Si segnalano due visite del ministro degli Esteri, Mohammed Ali Nafti, in Italia e in Spagna, volti a rafforzare i partenariati con i due paesi europei.
Quadro interno
Nel mese di febbraio 2025 sono stati liberati due detenuti il cui arresto a livello internazionale aveva provocato perplessità sulla tenuta del rispetto delle libertà fondamentali nel paese: si tratta del giornalista Mohammed Boughalleb (detenuto dal marzo 2024 per diffusione di notizie false)[1] e della militante per i diritti umani nonché ex-presidente (2014-2018) dell’Istanza verità e giustizia – organo istituito dopo la Rivoluzione del 2011 per il processo di giustizia di transizione, un processo che è stato in parte rimesso in discussione dall’attuale presidente[2] – Sihem Bensedrine (in carcere dall’agosto 2024)[3]. Queste aperture sono avvenute il giorno successivo all’invito giunto alle autorità tunisine dall’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani a “cessare ogni forma di persecuzione degli oppositori politici e a rispettare il diritto alla libertà di opinione e di espressione”, chiedendo inoltre “l’immediato rilascio, per motivi umanitari, di coloro che sono in età avanzata e soffrono di problemi di salute”[4]. Il governo, tramite il ministro degli Esteri Ali Nafti, ha reagito energicamente alle critiche della più importante organizzazione internazionale per i diritti umani sottolineando un “profondo stupore” e aggiungendo che “la Tunisia non ha bisogno di sottolineare il suo impegno per la protezione dei diritti umani”, dato che “potrebbe dare lezioni a coloro che pensano di essere nella posizione di fare dichiarazioni o dare lezioni”[5].
Se la settantenne Bensedrine ha lasciato il carcere, Rached Ghannouci, leader ottantatreenne del partito islamista Ennahda è ancora detenuto (dall’aprile 2023) con diverse condanne. Nei suoi confronti, il 5 febbraio, è stata comminata una maggiorazione della pena di ulteriori 22 anni, per “minaccia alla sicurezza dello Stato”[6]. Oltre a Ghannouci, l’altra personalità di punta del panorama politico tunisino che resta in prigione è Abir Moussi. La leader del partito desturiano, già parlamentare ed erede dell’organizzazione partitica che fu dell’ex-presidente, nonché “padre della patria”, Habib Bourguiba (1957-1987, secondo indiscrezioni, sarebbe sostenuta da Leila Trebelsi, moglie del successore di Bourguiba, Zine el Abidine Ben Ali, presidente (1987-2011) deposto dalla Rivoluzione tunisina e morto nel 2019 nell’esilio dorato di Jeddah. Da qui sembra che la cosiddetta “regina di Cartagine” tiri ancora (alcuni) fili della politica tunisina[7]. Moussi, in carcere dall’ottobre 2023 per aver criticato l’Isie (Istanza superiore indipendente per le elezioni), è considerata la competitor più importante del presidente Saïed: per la sua liberazione si sono svolte manifestazioni a Tunisi all’inizio di gennaio e lei stessa ha iniziato uno sciopero della fame che l’ha portata all’ospedalizzazione nel mese di febbraio[8]. Intanto, il 5 marzo si è aperto il maxi-processo contro altri 40 oppositori tunisini, non solo politici ma anche giornalisti e uomini d’affari, per “complotto contro lo stato”. La seduta è stata subito sciolta e rimandata dal giudice all’11 aprile senza permettere la scarcerazione degli accusati, scatenando così le proteste della difesa[9].
La linea politica che contraddistingue la Tunisia di Saïed è stata ribadita nel corso di un discorso che il presidente ha tenuto il 20 marzo, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale presso il Palazzo di Cartagine, sede della presidenza, in occasione del 69° anniversario dell’indipendenza[10]. Nell’allocuzione ripresa da tutti i media locali, il presidente ha dichiarato che la vera indipendenza non è la semplice ratifica di un protocollo (riferendosi a quello firmato con la Francia nel 1956), ma la piena e completa sovranità e ha affermato che l’eroica lotta dei tunisini per la libertà, l’onore e la dignità continua ancora oggi e ha l’obiettivo di ripulire il paese dalla corruzione e di difenderne l’invulnerabilità. Si tratta di due temi cari al presidente sin dal primo mandato: la lotta alla corruzione, crimine del quale è accusata sostanzialmente tutta la classe dirigente che ha gestito il decennio dopo la Rivoluzione del 2011, e la questione del pericolo (supposto, più che reale) di ingerenze straniere negli affari interni tunisini. A questo proposito, Saïed ha fatto riferimento all’esistenza di “bande criminali che operano in diversi servizi pubblici attraverso agenti al loro soldo”, sottolineando quindi l’esistenza di “lobby della corruzione e [d]i loro agenti” e facendo anche riferimento allo svolgimento di una non meglio definita “riunione in una capitale occidentale a cui hanno partecipato diverse persone”[11]. Eventi come questo e come i casi sospetti di suicidi, avvelenamenti e mancanza di generi di prima necessità occorsi alla vigilia dell’inizio del mese di Ramadan, hanno coinciso, ha fatto notare il presidente, con l’inizio delle udienze del caso di “complotto contro la sicurezza dello Stato”, ovvero il maxi-processo a 40 oppositori[12]. Il giorno precedente, per festeggiare la ricorrenza storica dell’Indipendenza, Saïed aveva concesso la grazia speciale a 1.573 prigionieri (597 saranno definitivamente liberati), dei quali però non si conoscono i trascorsi giudiziari, né sono stati divulgati dettagli[13].
Per quanto concerne l’attività di governo di questi mesi, sono state approvate due misure in particolare: la legge sugli assegni (limitandone l’uso in un paese, come la Tunisia, che li utilizza ancora moltissimo) e la riforma del Codice del lavoro (in fase di approvazione presso l’Assemblea dei rappresentanti del popolo) che introduce misure contro il lavoro precario, ridimensionando però anche il ruolo dei corpi intermedi e delle organizzazioni nazionali, come lo storico sindacato unitario Union générale des travailleurs tunisiens (Ugtt)[14]. Avendo portato a compimento le due disposizioni che erano tra quelle di punta della sua campagna elettorale (ma che non sembrano aver trovato grande apprezzamento popolare[15]), il presidente ha deciso di porre termine al mandato del primo ministro Kamal al-Maduri – un licenziamento che era nell’aria da alcuni mesi e che è stato, pare, accelerato dalle critiche mosse nei confronti del capo dello stato dallo stesso al-Maduri nel corso del Consiglio di sicurezza nazionale di cui sopra. L’ex primo ministro è stato quindi sostituito, proprio il 20 marzo, con una donna (la seconda a ricoprire tale carica apicale nell’arco di pochi anni), Sara Zaafrani Zerzeri, già ministro delle Infrastrutture[16].
Sul piano economico permane una grave crisi, con un debito pubblico pari all’80%, e con una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) che nel 2024 è stata più lenta del previsto, pari all’1,4%[17]. Anche le trattative con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per lo stanziamento di quei 1,9 miliardi di dollari previsti dall’accordo del 2023 sono ormai in stallo[18]. Nonostante dal governo siano stati compiuti alcuni sforzi per contenere le spese statali, riducendo l’ingente spesa salariale del settore pubblico, la compressione delle importazioni ha influito negativamente sulle imprese e sugli investimenti e ha portato alla carenza di materie prime fondamentali, contribuendo alla debolezza della crescita e all’elevato tasso di disoccupazione associato. In più non è stato ancora effettuato alcun aggiustamento dei costosi sussidi e il presidente pare rimanere incline a prendere decisioni estemporanee – a gennaio, per esempio, ha annunciato la stabilizzazione, per decreto, di oltre 14.000 supplenti nelle scuole pubbliche di ogni grado – che hanno costi fiscali superiori a quelli stabiliti nel bilancio previsto per il 2025[19].
Per finanziare il debito è stato fatto ricorso nuovamente alla Banca centrale tunisina (Bct). Attingendo alle riserve di valuta estera è stato così rimborsato l’Eurobond da 1 miliardo di dollari a fine dicembre 2024[20]. Sul mercato finanziario internazionale, resta quindi solo una scadenza importante per la Tunisia da onorare, quella da 700 milioni di dollari di Eurobond nel luglio 2026, dopodiché, il paese avrà finito di rimborsare i suoi debiti sui mercati finanziari, ma non quelli bilaterali. Grazie a tale azione, seppur non ortodossa, della Bct, il 28 febbraio 2025 l’agenzia Moody’s ha annunciato il miglioramento del rating sovrano del paese, che passa da CAA2 a CAA1 con un outlook stabile. Si tratta del primo aumento del rating tunisino dal gennaio 2023, quando l’agenzia lo abbassò a CAA2 con outlook negativo (mentre nel marzo 2024 aveva già adeguato l’outlook a stabile, ma mantenendo il rating a CAA2)[21]. Dalla Bct ci si rallegra della rivalutazione di Moody’s: “Anche dopo l’importante rimborso di gennaio, le riserve nette di valuta estera rimangono al di sopra della linea di galleggiamento dell’equivalente di 100 giorni di importazioni (101 giorni all’11 marzo). Gli astri sono allineati [per la Tunisia]: da un lato, l’afflusso di valuta estera previsto con le vacanze scolastiche europee e la stagione estiva che porterà i turisti, l’eccezionale produzione di olio d’oliva e, dall’altro, il prezzo del petrolio a meno di 70 dollari al barile” – ma dalla Banca si rimarca anche che tale riconoscimento avrebbe dovuto arrivare prima[22].
Relazioni esterne
Telefonate di auguri per la festa dell’Indipendenza sono arrivate a Saïed dal presidente francese Emmanuel Macron e da quello algerino Abdelmajdid Tebboune. Nei confronti del primo, il tono della chiamata, per quello che se ne apprende dalla stampa locale, è stato più duro e rivendicativo – il capo di stato ha sottolineato innanzitutto la necessità di porre fine al “genocidio subito dal popolo palestinese” ritenendo inoltre necessaria una revisione del sistema internazionale da basarsi su una cooperazione in cui sia rispettata l’uguaglianza tra i partner – rispetto a quello tenuto con l’omologo algerino, che è stata invece l’occasione per sottolineare la profondità delle relazioni che uniscono i due “paesi fratelli” e la “volontà comune di rafforzarle ulteriormente”[23].
Sul piano delle relazioni inter-arabe, il 16 febbraio si è svolta a Tunisi la 42° sessione del Consiglio dei ministri arabi dell’Interno (un’organizzazione internazionale di coordinamento tra i ministri degli Interni dei paesi della Lega araba costituita nel 1977 e attiva dal 1981, che si riunisce periodicamente) che si è occupata di questioni generiche legate alla sicurezza interregionale, alla lotta alla criminalità, al traffico di esseri umani e di droga, senza alcun affondo sulla questione palestinese[24]. In occasione del vertice di Tunisi è stata raggiunta dai paesi arabi un’unità d’intenti che tuttavia non si è riproposta durante il successivo vertice, questa volta tra i leader dei paesi arabi, tenutosi al Cairo il 4 marzo in occasione della discussione del piano per il futuro della Striscia di Gaza in reazione a quello del neo-presidente statunitense Donald Trump. Il presidente tunisino, allineandosi ancora una volta alla posizione algerina, ha mostrato in tale frangente una certa freddezza, non partecipando di persona, ma inviando in sua rappresentanza il ministro degli Esteri, Ali Nafti. L’accusa velata del gigante del Maghreb, cui si è accodata la Tunisia, è che il progetto presentato in Egitto sia stato stilato da un gruppo ristretto di paesi arabi senza contare l’apporto che avrebbero potuto dare storici attori chiave nella lotta per il diritto all’autodeterminazione palestinese, come appunto l’Algeria[25].
L’intensificarsi delle relazioni con l’Iran prosegue. L’8 febbraio è stata costituita una commissione mista economica Iran-Tunisia, che ha fatto seguito alla telefonata tra ministri degli Esteri dei due paesi e che si inserisce nel quadro di rafforzamento di tale nuova liaison imbastita meno di un anno fa, ovvero a partire dalla storica partecipazione del presidente tunisino al funerale dell’ex-presidente iraniano Ebrahim Raisi, cui aveva fatto seguito la visita, nel novembre scorso, di una delegazione parlamentare iraniana in Tunisia[26].
Nei confronti dei paesi occidentali, nonostante il mantenimento di un atteggiamento sovranista di stampo populista riscontrabile in particolare nello stallo delle trattative con il Fmi, il presidente cerca di coltivare rapporti stabili, seppur tra alti e bassi. Sul fronte delle relazioni con Washington, la boutade di inizio febbraio del deputato trumpiano, Joe Wilson – che ha accusato il presidente tunisino di essere un dittatore affermando che gli Stati Uniti, ora che Trump è di nuovo al potere, potrebbero tagliare i fondi verso il piccolo paese africano se non sarà ripristinata la democrazia – è rimasta tale e non ha avuto seguito. Anzi, la nomina del nuovo ambasciatore Usa nel paese, Bill Bazzi – di origine libanese e uomo della cerchia ristretta di Trump quindi nome di primo livello, sembra essere il segnale della volontà dell’amministrazione americana di rilanciare le relazioni con la Tunisia[27].
Nelle relazioni con l’Europa, resta calda la questione migratoria e in particolare la gestione dei migranti subsahariani in Tunisia richiesta al paese maghrebino dall’Unione europea. Il 29 gennaio è stato presentato al Parlamento europeo da un gruppo di ricercatori anonimi il documento “Traite d’État, expulsion et vente de migrants de la Tunisie vers la Libye” che raccoglie 30 testimonianze di migranti subsahariani passati dalla Tunisia che denunciano il non rispetto dei diritti di base nel paese[28]. L’11 marzo le autorità tunisine (almeno 32 furgoni della Guardia nazionale) hanno smantellato il campo di migranti di al-Amra (a 30 chilometri da Sfax) finito sotto i riflettori nel 2023 perché considerato luogo di smistamento e traffici illegali di persone qui giunte da paesi dell’Africa subsahariana: centinaia di migranti che vivevano in baracche di plastica sono stati trasportati verso una destinazione sconosciuta[29].
A livello di relazioni bilaterali con i paesi europei si segnalano le due visite effettuate dal ministro degli Esteri Ali Nafti in Italia e in Spagna. Il 16 gennaio è iniziata quella di due giorni a Roma dove sono stati firmati con l’omologo italiano, Antonio Tajani, accordi riguardanti per lo più il settore energetico delle rinnovabili. L’Italia si è impegnata a finanziare progetti di sviluppo in questo campo in Tunisia per un totale di 400 milioni di euro, una cifra doppia rispetto a quella spesa negli ultimi tre anni, a dimostrazione della volontà dell’Italia di rafforzare i legami con la Tunisia[30]. Dal 27 al 28 marzo Ali Nafti si è recato invece a Madrid dove ha incontrato il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares. L’incontro si è tenuto in occasione del trentesimo anniversario del trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra i due paesi e ha ribadito la solidità di tale legame in diversi campi, soffermandosi in particolare su quello legato alla produzione e commercializzazione dell’olio di oliva[31].
[1] “En Tunisie, le journaliste Mohamed Boughalleb sort de prison”, Jeune Afrique, 21 febbraio 2025.
[2] M. Ben Hamadi, “En Tunisie, le président Kaïs Saïed enterre un peu plus les acquis de la transition démocratique”, 5 agosto 2024.
[3] “En Tunisie, l’opposante Sihem Bensedrine retrouve la liberté, mais reste poursuivie”, Jeune Afrique, 20 febbraio 2025.
[4] “La Tunisie dit sa « stupéfaction » à la suite de critiques de l’ONU sur les droits humains”, Le Monde, 25 febbraio 2025.
[5] Ibidem.
[6] “En Tunisie, Rached Ghannouchi, des responsables politiques et des journalistes condamnés à de lourdes peines de prison”, Jeune Afrique, 5 febbraio 2025; sugli arresti, Ghannouci e il partito Ennahda cfr. G. Cimini, “Tunisia: che fine ha fatto Ennahda?”, ISPI Commentary, 20 marzo 2025. Le accuse nei confronti di Ennahda di collusione con il terrorismo di stampo jihadista hanno portato ad altri due lunghi processi contro esponenti del partito (uno per l’assassinio del 25 luglio 2013 del noto politico di sinistra Mohammed Brahmi, l’altro circa le relazioni con i foreign fighters tunisini finiti tra le fila dell’organizzazione stato islamico), processi nei quali i militanti o dirigenti del partito islamista sono stati per lo più scagionati, cfr. “En Tunisie, huit personnes condamnées à mort pour l’assassinat de Mohamed Brahmi”, Jeune Afrique, 26 febbraio 2025; L. Blaise, “ Tunisie: le procès de l’envoi de jihadistes dans les zones de conflit à nouveau reporté”, Jeune Afrique, 28 marzo 2025.
[7] F. Dahmani, “14 janvier 2011-14 janvier 2025 : en Tunisie, que reste-t-il de l’influence de Leïla Ben Ali?”, Jeune Afrique, 14 gennaio 2025.
[8] “À Tunis, des manifestants demandent la libération d’Abir Moussi”, Jeune Afrique, 18 gennaio 2025; “Tunisie: l’opposante Abir Moussi présentée à un juge après une brève hospitalisation”, Radio France Internationale, 18 febbraio 2025.
[9] “En Tunisie, le procès d’opposants tunisiens pour ‘complot’ contre l’État débute mardi”, Jeune Afrique, 2 marzo 2025;
“En Tunisie, le procès pour complot contre la sûreté de l’État reporté”, Jeune Afrique, 5 marzo 2025; “Tunisie: le procès pour « complot contre la sûreté de l’Etat » est reporté au 11 avril”, Le Monde, 5 marzo 2025.
[11] “Kaïs Saïed évoque des manœuvres et complots contre la Tunisie”, Directinfo, 21 marzo 2025.
[12] “Saïed au Conseil de sécurité nationale : il est grand temps que chacun assume ses responsabilités”, L’économiste maghrébin, 21 marzo 2025.
[13] “Fête de l’Indépendance : Voici les chiffres de la grâce présidentielle”, Réalités online, 19 marzo 2025.
[14] M. Ben Hamadi, “En Tunisie, la nouvelle loi sur les chèques fragilise l’économie”, Le Monde, 20 febbraio 2025; F. Dahmani, “Que contient le projet de réforme du Code du travail tunisien lancé par Kaïs Saïed”, Jeune Afrique, 21 marzo 2025.
[15] T. Paillaute, “Tunisie: six mois après sa réélection, quel début de mandat pour Kaïs Saïed?”, Jeune Afrique, 6 aprile 2025.
[16] “En Tunisie, Kaïs Saïed limoge son chef du gouvernement et nomme à sa place Sarra Zaafrani Zenzri, la ministre de l’Équipement”, Jeune Afrique, 21 marzo 2025. Al posto della Zaafrani Zerzeri alla guida del ministero delle Infrastrutture è stato nominato l’ingegnere Salah Al Zawari.
[17] Economist Intelligence Unit, “One-click Report: Tunisia”, 7 marzo 2025, p. 5.
[18] M. Galtier, “Comment l’agence du FMI à Tunis est devenue un bureau fantôme”, Jeune Afrique, 26 marzo 2025.
[19] Economist Intelligence Unit, “One-click Report: Tunisia”, 7 marzo 2025, pp. 8-9.
[20] “La Tunisie rembourse un eurobond de 1 milliard de dollars”, L’Economiste maghrébin, 6 febbraio 2025.
[21] Italian Trade Agency (Ita) “Valutazione della Tunisia Agenzia Moody’s”, 3 marzo 2025.
[22] M. Galtier, “Tunisie : pourquoi Moody’s valide, pour l’instant, la stratégie de Kaïs Saïed”, Jeune Afrique, 12 marzo 2025.
[23] “69e anniversaire de la Indépendance: Kaïs Saïed réçoit les félicitations d’Emmanuel Macron”, La Presse, 22 marzo 2025.
[24] Alla sessione inaugurale hanno partecipato i ministri degli Interni arabi e anche il ministro degli Interni portoghese. All’incontro hanno partecipato anche rappresentanti della Lega araba, dell’Organizzazione internazionale di polizia criminale (Interpol), dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, dell’agenzia dell’Unione europea per la sicurezza (Europol), dell’Università araba Naif per le scienze della sicurezza e della Federazione sportiva della polizia araba. S. Dridi, “42e session du Conseil des ministres arabes de l’Intérieur Kais Saied: «Unis pour faire face aux defis du monde arabe»”, La Presse, 18 febbraio 2025.
[25] “Tebboune n’ira pas au sommet arabe sur la Palestine : un boycott révélateur des fractures intra-arabes”, Le Matin d’Algérie, 2 marzo 2025.
[26] F. Dahmani, “Tunisie-Iran : les signes de rapprochement se multiplient”, Jeune Afrique, 12 febbraio 2025; A. Cellino e F. Salesio Schiavi, “Iran’s North Africa Play: A Strategic Bid for Influence in Algeria and Tunisia”, ISPI Commentary, 7 febbraio 2025.
[27] “La croisade d’un élu américain contre le président Kaïs Saïed intrigue en Tunisie”, Le Monde, 7 febbraio 2025; F. Dahmani, “Bill Bazzi, l’ambassadeur américain missionné pour renouer la confiance avec Tunis”, Jeune Afrique, 13 marzo 2025.
[28] “En Tunisie, un nouveau rapport sur les migrants provoque la polémique”, Jeune Afrique, 14 febbraio 2025.
[29] F. Dahmani, “En Tunisie, la question migratoire reste hautement inflammable”, Jeune Afrique, 14 marzo 2025.
[30] “L’Italia e la Tunisia firmano nuovi accordi, un partenariato strategico per il Mediterraneo”, AGI, 16 gennaio 2025.
[31] “Albares se reúne con su homólogo tunecino Nafti, en el marco del 30 aniversario del Tratado de Amistad entre ambos países”, La Moncloa, 27 marzo 2025; “La Tunisie reinforce sa cooperation avec le Conseil oléicol international”, La Presse, 28 marzo 2025.
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